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Bambini soldato: l’infanzia negata
Oscar e Samira sono due adolescenti e combattevano uno contro l’altra, armati fino ai denti. Un kalashnikov in mano e la vita messa in pericolo ogni giorno. Erano bambini-soldato, adesso lavorano ed imparano gomito a gomito, come se il passato non fosse mai esistito e l’odio fosse un ricordo troppo lontano per portare rancore. La piena reintegrazione di un è un percorso lungo e complesso, ma possibile con progetti come quello della scuola della Ong Intersos.
Oscar, che oggi ha 16 anni, ha combattuto per 5 anni per vendicare l’uccisione dei propri familiari, e Samira, che di anni ne ha 17, si è arruolata dopo aver perso tutta la sua famiglia. La storia di Oscar e Samira riguarda altre migliaia di bambini: infatti con il perpetuarsi di conflitti, in paesi come la Somalia e la Repubblica Centrafricana, il fenomeno del reclutamento dei bambini soldato è sempre più un’emergenza umanitaria.
Sono centinaia di migliaia, in questo momento, i bambini arruolati nei gruppi armati. Non esiste una statistica ufficiale, solo stime, per un fenomeno volutamente nascosto, considerato illegale dalle convenzioni internazionali.
Ma chi sono i “bambini soldato”? Per bambino associato a una forza armata o a un gruppo armato si intende qualsiasi persona di età inferiore ai 18 anni che è, o che è stata, reclutata o utilizzata da una forza armata o da un gruppo armato a qualsiasi titolo, inclusi bambini, ragazzi e ragazze, usate come combattenti, cuochi, facchini, spie o per scopi sessuali.
Nel 2017 le Nazioni Unite hanno identificato 14 paesi dove è ancora presente un massiccio arruolamento di bambini soldato: Afghanistan, Colombia, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Iraq, Mali, Myanmar, Nigeria, Filippine, Somalia, Sud Sudan, Siria e Yemen.
Migliaia di bambini che sognano di avere in mano una matita invece di un’arma, proprio come è successo a Oscar e Samira.