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    In Sud Sudan i bambini sono costretti ad assistere agli stupri e all’uccisione delle proprie madri

    Soldati del Sudan People Liberation Army (SPLA) davanti ai cadaveri di alcuni oppositori al governo / Afp photo / Albert Gonzalez Farran

    Nonostante un accordo di pace firmato nel 2015, il conflitto tra opposte fazioni governative nel Sud Sudan sta continuando senza tregua con torture e mutilazioni nei confronti dei civili e di interi villaggi rasi al suolo

    Di Gianluigi Spinaci
    Pubblicato il 23 Feb. 2018 alle 16:14 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 08:47

    Secondo un rapporto degli ispettori delle Nazioni unite per i diritti umani, 40 funzionari governativi del Sud Sudan sarebbero responsabili di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, compresi abusi sessuali su minori.

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    Il rapporto dell’Onu parla di bambini costretti ad assistere agli stupri e agli assassinii delle proprie madri.

    Vengono poi riportate notizie di torture e mutilazioni nei confronti dei civili e di interi villaggi rasi al suolo.

    Nonostante un accordo di pace firmato nel 2015, il conflitto tra opposte fazioni governative nel Sud Sudan sta continuando senza tregua.

    Dei 40 alti funzionari identificati dal rapporto dell’Onu come potenziali responsabili di queste atrocità, cinque sono colonnelli e tre governatori dello stato africano.

    I nomi degli indagati non sono ancora stati resi noti, ma il segreto sulla loro identità dovrebbe svanire nel momento in cui avrà inizio il processo volto ad accertarne le varie responsabilità.

    Lo stato africano del Sud Sudan

    L’Onu ha definito “devastanti” le testimonianze raccolte tra i sopravvissuti.

    Alcuni di loro hanno raccontato di essere stati costretti a violentare i propri familiari “in casi che ricordano la Bosnia”.

    Una donna ha raccontato che, dopo aver assistito alla castrazione del marito, suo figlio di 12 anni è stato costretto a fare sesso con sua nonna per rimanere in vita.

    Un altro uomo ha visto il suo compagno stuprato da una gang e lasciato morire dopo essere stato gettato tra un mucchio di cespugli.

    “La violenza sessuale contro gli uomini nel Sud Sudan è molto più estesa di quanto documentato”, ha detto il capo della Commissione per i diritti umani nel Sud Sudan, Yasmin Sook.

    “Quello che vediamo finora è probabilmente solo la punta dell’iceberg”.

    Un’altra sopravvissuta, una donna incinta nella contea di Lainya, ha raccontato di aver assistito all’arresto di alcuni uomini, sospettati di essere sostenitori dell’opposizione, prima torturati e poi decapitati dai combattenti del Spla, (Sudan People’s Liberation Army).

    “Esiste un chiaro schema di persecuzione etnica”, ha affermato il commissario per i diritti umani nel Sud Sudan, Andrew Clapham.

    Il rapporto sarà presentato al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, con gli ispettori delle Nazioni Unite che stanno raccogliendo prove che verranno utilizzate nel futuro processo per crimini di guerra.

    Processo che non ha però ancora visto l’approvazione da parte del parlamento del Sud Sudan e del quale ancora non si conosce la sede.

    Durante il processo di pace del 2015, il governo del Sud Sudan aveva deciso di creare un tribunale misto per giudicare i crimini di guerra, formato dai membri dell’Unione Africana e da giudici del Sud Sudan e di altre nazioni africane.

    Leggi anche: Che cosa resta nell’inferno del Sud Sudan, dopo quattro anni di conflitto

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