Roshani Tiruwa era stata costretta a trascorrere le ultime tre notti in totale solitudine chiusa in un capanno, lontana dalla sua famiglia e dalla sua abitazione, perché aveva il ciclo mestruale.
Dentro quella palafitta di legno, esposta al freddo della notte e agli animali selvatici, la quindicenne aveva deciso probabilmente di riscaldarsi accendendo un piccolo fuoco con i tronchi trovati qua e là. È morta asfissiata dal fumo, mentre dormiva.
L’incidente è avvenuto nella regione occidentale di Achram, in Nepal. La giovane era stata confinata all’interno di quel capanno dagli uomini della sua famiglia, perché aveva il ciclo e doveva rispettare l’antica pratica indù conosciuta anche come chaupadi.
In base a questa pratica, le donne sono escluse dalla partecipazione alle normali attività di famiglia sia durante il ciclo mestruale, sia dopo il parto. A loro è vietato ogni contatto con gli uomini della famiglia perché vengono considerate impure.
La polizia locale ha aperto un’indagine per fare luce sulla morte di Roshani. “Stiamo indagando sul caso. Abbiamo il sospetto che la ragazza sia morta per soffocamento dal fumo sprigionatosi dopo aver acceso il fuoco per riscaldarsi”, ha sottolineato l’ispettore del distretto di polizia locale, Badri Prasad Dhakal, all’agenzia di stampa Afp lunedì 19 dicembre.
Il mattino dopo il padre ha chiamato Roshani, ma dall’interno del capanno non è sopraggiunta alcuna risposta. Preoccupato per il silenzio, l’uomo si è affacciato e ha trovato il corpo senza vita della figlia.
(Qui sotto un tweet mostra le donne del villaggio avvolgere il corpo della quindicenne morta nel suo capanno. Credit: Twitter)
15-yr-old dies in Chhaupadi shed, in Western Nepal | https://t.co/oeXANlY0TA pic.twitter.com/UluOSo7YQ8 #Chhaupadideath
— Ashok Dahal (@ashokpillar) 19 dicembre 2016
Secondo il giornale locale, Roshani frequentava la scuola secondaria ed era al terzo giorno del ciclo mestruale. “Roshani aveva cenato intorno alle 18 di venerdì e poi si è ritirata nel capanno per dormire”, ha raccontato ancora il padre all’agenzia di stampa Afp.
Alcune comunità indù considerano le donne impure durante il ciclo mestruale e in molte zone del Nepal queste vengono confinate in capanni di fortuna o stalle per giorni. Alle donne che violano questa pratica vengono poi attribuite le responsabilità di cattivi raccolti, malattie e morti improvvise di animali.
Non è la prima volta che una giovane donna muore per l’attacco di animali selvatici, per i morsi di serpente, per malattie, stupri o per le cattive condizioni di salute a causa della pratica dello chaupadi.
Tuttavia, negli ultimi anni diverse donne hanno deciso di ribellarsi al rituale: alcune hanno bruciato i loro capanni e altre hanno fatto sì che i loro villaggi diventassero delle “zone libere dallo chaupadi“.
La Corte suprema nepalese ha vietato la pratica dello chaupadi nel 2005, ma questa usanza è dura da estirpare e rimane ben salda in molti villaggi del Nepal, soprattutto nelle zone collinari più impervie e remote.
Mohna Ansari della commissione nazionale per i diritti umani del Nepal ha detto che i leader locali devono impegnarsi maggiormente al fine di far rispettare la regola. “Abbiamo un divieto legale, ma le forze dell’ordine non sono state in grado di frenare questa pratica. Per noi è fondamentale lavorare e cercare di cambiare gli atteggiamenti delle persone e sensibilizzare contro questa pratica”, ha precisato la rappresentante per i diritti umani del Nepal.
Un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato nel 2011 ha stimato che il 95 per cento delle donne nel distretto di Achram seguono ancora questa pratica.
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