“Lo confesso: è vero, volevamo uccidere il principino George”. La confessione arriva da Husnain Rashid, affiliato all’Isis, che a otto giorni dall’inizio del processo che lo vede imputato per aver progettato di colpire il primogenito di William e Kate ha ammesso le sue colpe.
Husnain Rashid, 32 anni, contestualmente alla dichiarazione di colpevolezza ha presentato una richiesta di patteggiamento.
Rashid è un cittadino britannico residente nella contea del Lancashire.
Il suo piano prevedeva di colpire ‘baby George’, 4 anni, all’uscita dall’asilo che frequenta nel sud-ovest di Londra.
Il terrorista non aveva in programma di attivarsi in prima persone, ma aveva incitato alcuni lupi solitari dell’Isis ad assassinare il principe, terzo nella linea di successione al trono del Commonwealth.
Tra le sue proposte c’era di iniettare veleno nei gelati di alcuni supermercati della zona.
Rashid, 32 anni, è stato insegnante nella moschea della città di Nelson.
Secondo quanto emerso dalle indagini, l’uomo gestiva un sito Internet con il nome di Lone Mujahid.
Sulla pagina online aveva diffuso una guida per compiere un attentato terroristico.
Inoltre, aveva pubblicato una fotografia del principe George, accompagnata dall’indicazione dell’indirizzo del suo asilo, dalla sagoma di un combattente jihadista e da un messaggio recante la scritta: “Anche la famiglia reale non sarà lasciata sola”.
Ora è accusato formalmente di incoraggiamento al terrorismo.
Tra i suoi potenziali obiettivi c’erano anche la parata di Halloween a New York e alcune stazioni ferroviarie in Australia.
Secondo il procuratore Annabel Darlow, Rashid si era specializzato nel supportare lupi solitari, fornendo informazioni per “ogni tipo possibile di attacco”, compreso l’uso di bombe, prodotti chimici e coltelli.
L’uomo avrebbe anche comunicato con un terrorista britannico in Siria di nome Omar Ali Hussain, consigliandolo su come eseguire attacchi di successo tra cui abbattere aerei con i laser.
A sua volta Rashid voleva recarsi in Siria per combattere con l’Isis.
Gli inquirenti hanno rilevato che il terrorista ha pibblicato numerosi post sui social network in cui glorificava le atrocità commesse da altri terroristi e incoraggiava a pianificare e commettere altri attentati.
Quando la polizia ha fatto irruzione nella sua abitazione, Rashid ha scagliato contro un muro il suo telefono, contenente, secondo gli inquirenti, un “tesoro” di prove.
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