Il primo turno delle elezioni presidenziali in Austria domenica 24 aprile ha sancito il trionfo dell’estrema destra, e allo stesso tempo la debacle dei grandi partiti tradizionali, i socialisti ed i popolari.
Il candidato del partito della Libertà (Fpoe), Norbert Hofer, ha ottenuto oltre il 35% delle preferenze, ed al ballottaggio del 22 maggio sfiderà il verde Alexander van der Bellen, secondo con circa il 21%. Il socialista Rudolf Hundstorfer ed il popolare Andreas Khol sono rimasti inchiodati all’11%: uno shock per la coalizione al potere, che ha guidato il Paese dal 1945.
Circa 6,4 milioni di austriaci con più di 16 anni sono chiamati alle urne per scegliere quello che sarà il nono capo dello stato austriaco della seconda Repubblica, nata alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
L’Austria è una repubblica semi-presidenziale. Il presidente federale non ha un ruolo politico forte, piuttosto rappresenta l’unità nazionale e ha un ruolo cerimoniale. Ma ha il potere di nominare il cancelliere, di sciogliere il governo ed è comandante delle forze armate.
L’attuale presidente austriaco, in carica dal 2004, è Heinz Fischer del partito socialdemocratico di centro sinistra (Spoe).
Il tema della crisi dei migranti, che dall’estate del 2015 ha fatto registrare l’arrivo in Austria di oltre centomila richiedenti asilo, ha dominato la campagna elettorale.
Norbert Hofer, il candidato del partito della Libertà (Fpoe), formazione di estrema destra anti-migranti e ultranazionalista, trionfa con il 36,7 per cento nella prima proiezione delle elezioni presidenziali austriache. Hofer ha definito l’accordo sui migranti dell’Unione europea con la Turchia “fatale” e il suo obiettivo è impedire che l’Austria diventi una “terra di immigrazione”.
Secondo, con il 21,3 per cento per cento delle preferenze Alexander Van der Bellen, un economista di 72 anni che tra il 1997 e il 2008 ha guidato il partito ecologista e progressista dei Verdi. Nell’ultimo periodo ha fortemente criticato il governo, accusandolo di aver condotto politiche troppo dure nei confronti dei richiedenti asilo.
La candidata indipendente Irmgard Griss è al terzo posto al 18,8 per cento. Il socialista Rudolf Hundstorfer all’11,9per cento, mentre il popolare Andreas Khol è al 10,9 per cento. Chiude Richard Lugner, con il 2,4 per cento dei voti.
Se i risultati verranno confermati, al ballottaggio del 22 maggio andrebbero Hofer e il verde Van der Bellen. Eliminati i candidati dei due grandi partiti tradizionali, popolari e socialisti, dal ballottaggio.
Se le previsioni vengono confermate, sarebbe la prima volta nella storia contemporanea austriaca che il presidente del Paese non sarebbe appoggiato da uno dei partiti che hanno dominato la scena politica negli ultimi settant’anni.
Il partito nazionalista di Hofer ha già detto che, se questo accadesse, sarebbe una sorta di mozione di sfiducia al governo, per cui si dovrebbe andare alle elezioni anticipate.