Senza aver completato gli studi di giurisprudenza, a 27 anni è diventato ministro degli Esteri austriaco. A 30 anni è stato nominato capo del partito di centrodestra ÖVP ed è riuscito a portare il paese ad elezioni anticipate rompendo con la grande coalizione, composta dai popolari di ÖVP e dai socialdemocratici di SPÖ. Da ottobre del 2017 è arrivato all’apice della sua carriera vincendo le elezioni e diventando così il nuovo cancelliere austriaco ad appena 31 anni.
Ma chi è veramente questo giovane, che ambisce al ruolo politico più importante del paese?
Sebastian Kurz nasce a Vienna il 27 agosto 1986. Cresce nel 12esimo Bezirk (distretto) “Meidling” di Vienna – dove tutt’oggi risiede – con madre insegnante scolastica e padre ingegnere. Dopo aver conseguito la maturità nel 2004 presso il ginnasio Erlgasse – anch’esso nello stesso quartiere – svolge un anno di servizio militare come previsto dalla legge austriaca.
Nel 2005 intraprende gli studi di giurisprudenza presso l’Università di Vienna, ma non li porta a termine, essendo troppo occupato a muovere i suoi primi passi nel mondo della politica. La carriera politica di Kurz, infatti, inizia molto presto, quando nel 2003 entra a far parte della Junge Volkspartei (JVP), organizzazione giovanile del partito conservatore di centro destra ÖVP.
È proprio da qui che Kurz inizia la sua inarrestabile scalata al partito conservatore. Nel 2008 diventa il leader del partito giovanile dell’ÖVP di Vienna e solo un anno dopo viene eletto come capo dello stesso partito giovanile ma su scala nazionale. Le prime attenzioni da parte dell’opinione pubblica, Kurz le riceve grazie alla campagna elettorale per le elezioni amministrative di Vienna del 2010. Il leader del partito giovanile conservatore lancia una campagna intitolata “Schwarz macht geil” (“Nero fa figo” – facendo riferimento al colore ufficiale dell’ÖVP) e la inaugura con le parole: “La nostra campagna elettorale sarà figa. Tutti quelli che fanno parte della giovane ÖVP sanno che: il ‘nero’ fa politica e feste fighe e per questo farà diventare anche Vienna figa”.
Queste parole pronunciate da Kurz, oltre ad aver messo in dubbio la formazione e la cultura politica dell’allora 24enne, hanno in particolar modo fatto sì che i giornali e la gran parte della società viennese vedesse in questo ragazzo il cliché del tipico figlio di papà, viziato e con la parlata snob. Tuttavia, questo approccio, non impedisce a Kurz di continuare in modo intraprendente la sua carriera politica.
Nel 2010 si sposta dalle organizzazioni giovanili alla politica degli adulti, diventando membro del Parlamento di Vienna, ruolo che ricopre però solo per un anno. Nel 2011 acquisisce la prima carica di rilievo a livello nazionale con la nomina a segretario di Stato per l’Integrazione del governo di grande coalizione, guidato dall’allora cancelliere Werner Fayman. Due anni dopo, nel dicembre 2013, in seguito alle elezioni per rinnovare il Nationalrat (Parlamento), Kurz – allora 27enne – viene scelto a sorpresa come nuovo ministro degli Esteri, diventando così il più giovane nella storia repubblicana austriaca a ricoprire questa carica.
Questa nomina, però, non rimane indiscussa, facendo sorgere non poche critiche all’interno dell’opinione pubblica. Mentre alcuni vedono la nomina di Kurz come uno svecchiamento del partito conservatore e della classe dirigente, altri la considerano una scelta azzardata, dubitando delle competenze del giovane Kurz. Col passare del tempo emerge anche una domanda che rimane ancora senza risposta, ovvero: come ha fatto un ragazzo così giovane senza nemmeno una laurea a diventare ministro degli Esteri? Certo, l’impegno politico di Kurz all’interno delle organizzazioni giovanili negli anni è indiscutibile e ammirabile, ma è sufficiente per ricoprire una carica di tale importanza? Comunque sia, il neo-ministro degli Esteri non si è fatto scomporre da questi dubbi che parte della popolazione nutriva nei suoi confronti e ha continuato per la sua strada facendosi conoscere anche a livello internazionale.
Come ministro degli Esteri, Kurz, è particolarmente conosciuto per la sua linea rigida nei confronti dei flussi migratori. Ricordiamo che è stato soprattutto grazie al suo contributo che la rotta balcanica è stata chiusa, costringendo i migranti ad affrontare il pericoloso viaggio nel Mediterraneo, passando per il canale di Sicilia per poi spesso non riuscire nemmeno a raggiungere la terraferma.
È stato proprio su volontà di Kurz che si è tenuto il vertice sui Balcani a Vienna, nel febbraio 2016, al quale hanno partecipato Slovenia, Croazia, Bulgaria, Albania, Bosnia, Kosovo, Serbia, Macedonia, Montenegro e Austria. In quell’occasione ha fatto discutere l’esclusione della Grecia, che tuttavia esercita un ruolo di estrema importanza nella questione migratoria, vista la sua posizione geografica e il contributo che il paese ha dato e continua a dare nell’emergenza dei migranti. Però, secondo Kurz, la partecipazione al vertice da parte del paese ellenico non è stata ritenuta necessaria, e questo ha provocato dure reazioni del premier greco Alexis Tsipras.
Sempre in materia di immigrazione, la visione di Kurz sembra essere quella delle porte chiuse. Sua è stata la proposta di riprodurre in Europa il metodo australiano per contrastare quest’emergenza umanitaria. L’idea a cui Kurz ambisce è quella di inviare tutti i migranti su un’isola nel Mediterraneo, imitando l’Australia, che deporta i migranti sulle isole del Pacifico di Nauru e di Manus in Papa Nuova Guinea. Il modello australiano, tuttavia, non può essere considerato uno dei più rispettosi delle dignità dell’uomo, dato che costringe i migranti a vivere isolati dal resto del mondo e perlopiù in condizioni disumane.
Da qua, la proposta di Kurz che fa rabbrividire: “Pretendiamo che venga interrotto il traghettamento di migranti illegali dalle isole italiane, come Lampedusa, verso la terraferma”. La proposta di far diventare Lampedusa la “Nauru” o la “Manus” del Mediterraneo ha provocato la forte replica da parte del sindaco dell’isola italiana, Totò Martello, il quale ha detto che una dichiarazione del genere se la poteva aspettare solo da un “naziskin”.
Infine, come non dimenticare il continuo tira a molla dell’Austria sulla chiusura del Brennero, della quale Kurz è un grande sostenitore. Una questione che si protrae ormai da più di un anno, da quando l’Austria si trova in continua campagna elettorale, prima per eleggere il nuovo presidente della Repubblica e adesso per rinnovare il parlamento.
Sebastian Kurz non sembra preoccuparsi di che mezzo usare per arrivare al proprio fine, nel senso più machiavellistico del termine. E dopo aver scalato il partito conservatore, diventandone segretario lo scorso 15 maggio, ora sembra avere in mente soltanto una cosa: la cancelleria. Come se non bastasse, anche i sondaggi sembrano giocare a suo favore, dando l’ÖVP al primo posto con il 33 per cento sui socialdemocratici dell’SPÖ fermi al 25 per cento.
L’allora 24enne che nel 2010 guidava la campagna elettorale viennese con lo slogan “Nero fa figo”, ora si ritrova a percorrere la strada che potrebbe portarlo ai massimi vertici del paese. A 31 anni appena compiuti, adesso non sono tanto più questi slogan decisamente imbarazzanti a preoccupare, quanto piuttosto le idee politiche che egli rappresenta e che potrebbero trascinare l’Austria nella sacca della destra intollerante.
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