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    L’Australia sostiene il Tpp anche senza gli Stati Uniti di Donald Trump

    I paesi firmatari dell'accordo commerciale trans-pacifico vogliono tenerlo in piedi nonostante l'importante defezione e guardano alla Cina

    Di TPI
    Pubblicato il 24 Gen. 2017 alle 15:42 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:02

    Dopo che gli Stati Uniti si sono ritirati dall’accordo commerciale trans-pacifico (Tpp) con un ordine esecutivo firmato dal neo presidente Donald Trump il 23 gennaio 2017, Australia e Nuova Zelanda rispondono di volerlo tenere in vita nonostante l’importante defezione.

    Il ministro del Commercio australiano Steve Ciobo ha dichiarato che Canberra non intende abbandonare l’accordo.

    “Ho parlato con Canada, Messico, Giappone, Nuova Zelanda, Singapore e Malesia e so che ci sono state conversazioni anche con il Cile e il Perù, perciò c’è un numero di paesi interessati a vedere se possiamo fare un ‘Tpp 12 meno uno’ che funzioni”, ha dichiarato Ciobo all’emittente australiana Abc.

    Il ministro ha anche sottolineato che il Tpp è stato pensato anche per consentire l’adesione di nuovi membri.

    “So che l’Indonesia ha espresso un certo interesse e c’è spazio anche per la Cina se riusciremo a riformulare l’architettura del Tpp”.

    Anche la Nuova Zelanda spera che il Tpp non rimanga lettera morta: il premier Bill English ha detto che i ministri dei paesi sottoscrittori si incontreranno nei prossimi mesi per discutere le prossime mosse.

    Ma a parte i due paesi oceanici, la chiave per la sopravvivenza del Tpp è nelle mani del Giappone, la terza economia del mondo nonché l’unico ad aver già ratificato l’accordo.

    Il primo ministro Shinzo Abe ha detto di voler affrontare con il presidente Trump il tema del libero scambio sottolineando l’importanza di un accordo come il Tpp.

    La Cina, originariamente esclusa dal Tpp – che in effetti era sembrato a molti osservatori un accordo volto anche a escludere Pechino da traffici commerciali privilegiati nell’area – ha fatto intendere che potrebbe approfittare dalla decisione di Washington di cestinare l’accordo e si è detta favorevole a “intese economiche regionali aperte e trasparenti”.

    Il presidente Xi Jinping ha dichiarato dal palco del World Economic Forum a Davos che il protezionismo è una scelta ottusa. Appare quindi molto probabile che Pechino punti a un ruolo maggiore nel commercio internazionale proprio andando a riempire il vuoto lasciato dagli Stati Uniti, orientati alla chiusura.

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