A novembre del 2015, dopo gli attentati di Parigi in cui sono rimaste uccise 130 persone, il premier francese Manuel Valls aveva messo in guardia la nazione che altre vite innocenti sarebbero andate perse e la guerra contro l’estremismo islamico sarebbe “durata una generazione”.
Ma a giorni dopo il più recente attento di Nizza, l’opinione pubblica appare meno comprensiva e soprattutto divisa. Le immediate e aspre recriminazioni della politica all’indomani dell’attentato contrastano con lo spirito di unità nazionale che aveva caratterizzato il paese dopo l’attacco di Charlie Hebdo nel gennaio del 2015 e gli attentati di Parigi.
Secondo un sondaggio pubblicato dal quotidiano francese Le Figaro, il 33 per cento dei cittadini non ha più fiducia nella capacità dei suoi leader di contrastare il terrorismo, un crollo di oltre il 50 per cento rispetto all’anno precedente.
Il premier Valls lunedì 18 luglio è stato fischiato e contestato dalla folla durante la cerimonia sulla Promenade des Anglais in memoria delle 84 vittime dell’attentato di Nizza. Prima del minuto di silenzio, una folla di persone ha dimostrato il proprio disappunto nei confronti del premier urlando “Dimettiti, dimettiti”.
E anche gli oppositori politici sembrano aver messo da parte l’iniziale riserbo che aveva prevalso in simili occasioni e hanno iniziato a criticare duramente il presidente François Hollande e il suo governo.
L’ex capo di stato Nicolas Sarkozy, candidato alle primarie del partito repubblicano con cui verrà scelto il leader che correrà alle elezioni presidenziali del prossimo anno, ha dichiarato che il governo Hollande ha fallito in tutto quello che ha fatto per garantire la sicurezza dei cittadini francesi.
“La verità è che tutto quello che si sarebbe dovuto fare negli ultimi 18 mesi dal governo non è stato fatto”, ha accusato. Parole simili di condanna nei confronti del governo sono arrivate anche da Alain Juppé, ex primo ministro e avversario di Sarkozy alla guida del centro destra.
Nel frattempo Marine Le Pen, leader del Fronte Nazionale, partito di estrema destra che secondo molti sondaggi dovrebbe riuscire ad arrivare al ballottaggio alle presidenziali, ha proposto di reintrodurre in Francia il servizio militare obbligatorio, eliminare la doppia cittadinanza e ripristinare i controlli alle frontiere.
In Francia tra i cittadini c’è un senso di paura e frustrazione nei confronti di una minaccia alla sicurezza pubblica che persino le rigide contromisure imposte dal governo finora hanno fallito a neutralizzare.
“Il governo ci ha fatto delle promesse, ma i conti non tornano. Cosa ha fatto finora per farci sentire più sicuri? E adesso cosa dobbiamo aspettarci? Ogni sei mesi dobbiamo piangere nuovi morti?”, si chiede Antony Fernandez, un cittadino residente a Nizza intervistato dalla Reuters.
In effetti, pochi giorni prima dell’attacco di Nizza, un rapporto di una commissione d’inchiesta parlamentare istituita per indagare sugli attacchi terroristici dello scorso anno aveva svelato numerose falle nell’organizzazione e nella procedura dei servizi d’intelligence francesi e chiedeva una radicale riforma.
Il governo si è difeso e il ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve ha accusato l’opposizione di un comportamento “irresponsabile” e “vergognoso”.
Durante una conferenza stampa Valls ha sostenuto che la proroga dello stato di emergenza consentirà alla polizia di compiere perquisizioni senza mandato giudiziario, mentre il governo prevede di adottare altre misure per ottenere più facilmente informazioni dai telefoni cellulare e dai computer dei sospetti simpatizzanti o affiliati dell’Isis.
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