Nel pomeriggio del 25 agosto, un uomo si è fatto esplodere nel cortile di fronte alla moschea sciita Imam Zaman, nella capitale afghana di Kabul. In seguito, alcuni uomini armati hanno attaccato il luogo di culto. A riferirlo è stata l’agenzia di stampa Reuters che cita fonti della polizia locale.
Gli assalitori indossavano uniformi delle forze di sicurezza del paese asiatico e hanno assalito la moschea poco prima della preghiera pomeridiana del venerdì.
Il portavoce del ministero dell’Interno afghano, Najib Danish, ha riferito che le forze di polizia hanno circondato la moschea e sono intervenute per fermare gli assalitori.
Le autorità sanitarie afghane hanno riferito che ci sono almeno 20 morti tra civili e poliziotti. L’attentato ha anche ferito almeno 50 persone, tra cui 8 uomini delle forze di sicurezza. Il bilancio delle vittime e dei feriti risulta al momento provvisorio.
Attraverso la propria agenzia di stampa Amaq, il sedicente Stato Islamico ha rivendicato la responsabilità dell’attacco. “I combattenti dello Stato Islamico hanno lanciato un attacco a una moschea nella zona di Khair Khana nella città afghana di Kabul”, si può leggere nel comunicato rilasciato dal gruppo terroristico.
Sia i miliziani del sedicente Stato Islamico che gli appartenenti ad al-Qaeda prendono di mira da anni i fedeli della comunità sciita nel paese, membri in gran parte della comunità hazara, considerati eretici alla luce del credo integralista professato da entrambi i gruppi terroristici.
Il 2 agosto, gli uomini fedeli ad Abu Bakr al-Baghdadi avevano già rivendicato un altro attacco a una moschea sciita, quella di Jawadia situata nella città afgana occidentale di Herat, uccidendo oltre 30 persone e ferendone
Un altro attentato poi, rivendicato dall’Isis, colpì la moschea sciita di Baqir ul Olum nel cuore della capitale afghana nel novembre 2016, causando oltre 30 morti e 35 feriti.