Due giorni dopo gli attacchi in Sri Lanka, iniziano a circolare i primi identikit dei sette kamikaze che si sono fatti esplodere in chiese e alberghi di lusso nella domenica di Pasqua.
Mentre il bilancio delle vittime (arrivato a 321) continua drammaticamente a salire, la polizia cingalese è al lavoro per scoprire l’identità degli attentatori e per accertare il coinvolgimento della cellula jihadista locale National Thowheed Jamath. Nel frattempo, l’Isis ha rivendicato gli attentati.
Uno dei primi profili venuti fuori dalle indagini è quello di Insan Seelawan, l’attentatore che si è fatto esplodere nell’hotel Shangri-La.
Una volta che gli agenti hanno capito di chi si trattava, sono andati nella sua abitazione, nella località di Dematagoda. La perquisizione, però, ha avuto un epilogo inaspettato e tragico.
Non appena ha visto la polizia, infatti, la moglie dell’attentatore ha fatto esplodere una bomba, uccidendo se stessa e i suoi due figli. Ne ha dato notizia la polizia, citata dal sito cingalese Newsfirst.
Sri Lanka, le prime immagini dopo le esplosioni
Anche il fratello del sospetto kamikaze, che la polizia ha tentato di catturare, ha fatto detonare una bomba: oltre a lui, sono rimasti uccisi tre agenti.
Negli attentati in Sri Lanka della domenica di Pasqua, dunque, era coinvolta una famiglia intera di kamikaze. La polizia cingalese è adesso al lavoro per ricostruire i dettagli su tutti gli altri terroristi che si sono fatti esplodere, provocando una vera e propria strage di cristiani.
Le autorità locali hanno già ammesso qualche responsabilità, parlando di “falle nel sistema di intelligence“. Pare infatti che i servizi segreti avessero segnalato con largo anticipo il grosso rischio di un attentato esplosivo in Sri Lanka.
Sri Lanka, il video dell’esplosione nella chiesa di Sant’Antonio
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