Il fondatore di Wikileaks Julian Assange potrebbe essere presto incriminato e processato negli Stati Uniti.
A scriverlo è il Wall Street Journal, che ha rivelato come un tribunale americano abbia inavvertitamente reso nota l’esistenza di un’incriminazione secretata contro Assange in un procedimento giudiziario non collegato.
Il documento sarebbe stato originariamente depositato nel tribunale distrettuale degli Stati Uniti ad Alexandria, in Virginia, nel mese di agosto.
I funzionari degli Stati Uniti non hanno commentato la divulgazione nel documento, e le accuse rivolte ad Assange al momento non sono chiare.
Il documento fa parte di un caso non correlato che coinvolge un uomo di 29 anni accusato di aver adescato una ragazza di 15 anni.
Il giudice che si occupa della vicenda ha scritto in una nota che l’imputato, Seitu Sulayman Kokayi, “ha avuto un legame con atti terroristici”.
I pubblici ministeri avevano cercato di mantenere riservate le accuse, per evitare che Assange si attivasse per evitare l’arresto.
I procuratori federali di Alexandria hanno condotto una lunga indagine penale su Wikileaks e il suo fondatore. La corte federale di Alexandria si occupa abitualmente di casi che riguardano la sicurezza nazionale.
I rappresentanti dell’amministrazione americana del presidente Donald Trump, incluso il segretario di stato Mike Pompeo, hanno pubblicamente chiesto che Assange venga perseguito dalla giustizia statunitense.
Uno degli avvocati di Assange, Barry Pollack, ha affermato che è “molto pericoloso per la democrazia” che un governo incrimini qualcuno per aver pubblicato informazioni veritiere.
“È ancora più preoccupante il modo in cui le accuse ad Assange sono venute allo scoperto”, ha aggiunto.
La permanenza di Assange nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove il fondatore di Wikileaks si rifugiato 6 anni fa per evitare l’estradizione in Svezia, è da tempo a rischio.
Nel suo primo anno in carica, il presidente dell’Ecuador, Lenín Moreno, ha definito Assange un “hacker”, un “problema ereditario” e un “sasso nella scarpa”.
Alla fine di marzo 2018 l’ambasciata aveva tolto ad Assange la connessione Internet dopo che l’ospite aveva “violato un impegno scritto preso con il governo alla fine del 2017 di non inviare messaggi che avrebbero potuto interferire con gli affari interni degli altri stati”.
Secondo il The Guardian, l’Ecuador sta facendo di tutto per isolare Assange con l’obiettivo di rendere la sua permanenza nell’ambasciata di Londra intollerabile.
Eppure risale appena allo scorso gennaio la concessione della cittadinanza ecuadoregna al fondatore di Wikileaks.
In quell’occasione il ministro degli Esteri del paese sudamericano aveva dichiarato che la decisione era stata presa per risolvere l’impasse sullo status giuridico dell’attivista.
Tuttavia ora proprio il fatto che Assange abbia la cittadinanza ecuadoregna rende più difficile l’eventuale emanazione di un ordine di espulsione.
L’Ecuador ha dato asilo politico al giornalista dopo che questo aveva cercato rifugio nell’ambasciata nel 2012 per sfuggire a un mandato d’arresto della Svezia per stupro.
La Svezia da quel momento ha abbandonato il caso, anche se Assange è rimasto nell’ambasciata essendo ancora ricercato dalla polizia britannica per essersi sottratto all’arresto.
Il Ministero degli Esteri britannico ha successivamente respinto la richiesta dell’Ecuador di concedere lo status diplomatico ad Assange, che è nato in Australia.
Quando fu concesso asilo politico all’attivista, l’allora ministro degli Esteri ecuadoregno, Ricardo Patiño, dichiarò che il governo voleva difendere la libertà di espressione.
Ma da allora molte cose sono cambiate.
Quello che doveva essere uno scalo si è trasformato in un lungo soggiorno e Assange è oggi uno dei fuggiaschi di più alto profilo del mondo.
Negli ultimi sei anni ha rifiutato di uscire dall’edificio dell’ambasciata, temendo di essere arrestato dalla polizia britannica ed estradato negli Stati Uniti per essere interrogato sulle attività di Wikileaks.
La pubblicazione di e-mail collegate alla campagna di Hillary Clinton in vista delle elezioni presidenziali americane del 2016 potrebbe essere un’altra ragione per cui María Fernanda Espinosa, attuale ministro degli Esteri dell’Ecuador, ha affermato all’inizio di quest’anno che la permanenza di Assange era “insostenibile” .
Inoltre, i tweet dell’attivista a favore dell’indipendenza della Catalogna hanno infastidito il governo spagnolo, aggravando i rapporti tra Madrid e Quito.
Un sondaggio a marzo ha mostrato che il 76,2 per cento degli ecuadoregni vorrebbe che il governo espellesse Assange dall’ambasciata.
Rafael Correa, presidente dell’Ecuador dal 2007 al 2017, ha recentemente dichiarato che “i giorni di Assange sono contati”.
Correa ha aggiunto che il suo successore Moreno, con il quale ha forti contrasti, “butterebbe (Assange) fuori dall’ambasciata alla prima pressione dagli Stati Uniti”.
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