Il governo dell’Ecuador ha rimproverato Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks che vive nell’ambasciata ecuadoregna di Londra dal 2012, per il modo in cui tratta il suo gatto.
I funzionari hanno presentato al famoso hacker delle vere e proprie linee guida da rispettare per garantire il benessere del suo animale domestico, minacciandolo di “sequestrargli” il gatto.
Assange, si legge nella nota, deve occuparsi del “benessere, del cibo, dell’igiene e della cura” del suo animale domestico, regalatogli dal figlio.
“È quasi un regime carcerario”, ha detto al Guardian Carlos Poveda, l’avvocato di Assange con sede a Quito, in Ecuador.
“Queste nuove regole vanno contro la sua fondamentale dignità umana in quanto richiedente asilo”, ha sottolineato.
Poveda ha anche aggiunto che Assange non ha avuto accesso a Internet nel corso della settimana, per cui non ha potuto leggere alcune nuove regole che il governo dell’Ecuador ha deciso di imporre al fondatore di WikiLeaks e che comprendono anche controlli medici trimestrali che lui stesso dovrà pagare.
Qualsiasi inosservanza delle regole imposte dai funzionari dell’ambasciata “potrebbe portare alla fine dell’asilo diplomatico concesso dallo stato ecuadoregno”, si legge nelle nota.
Assange si trova confinato nell’ambasciata dal 2012 e gli è stato proibito di recente di svolgere attività politiche o che possano interferire con gli affari interni degli altri Stati.
Il fondatore di WikiLeaks continua invece a chiedere di avere accesso al proprio computer e telefono.
L’ambasciata, si era saputo attraverso una nota ufficiale, “si è riservata il diritto di autorizzare il personale di sicurezza a sequestrare le attrezzature. Qualsiasi tentativo di portare attrezzature nell’ambasciata sarà considerato come una violazione della sicurezza e segnalato alle competenti autorità britanniche”.
Il governo dell’Ecuador ha sospeso l’accesso a Internet di Assange a marzo, affermando che l’hacker aveva violato “un impegno scritto fatto al governo alla fine del 2017 di non presentare denunce contro altri Stati”.
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