La procura svedese ha chiesto l’arresto per Julian Assange con l’accusa di violenza sessuale: si tratta, nella sostanza, del primo passo ai fini della richiesta di estradizione dal Regno Unito.
Lo scorso 13 maggio, i pubblici ministeri svedesi avevano riaperto l’inchiesta su un’accusa di stupro contro il fondatore di Wikileaks. [qui il suo profilo]
L’inchiesta era stata interrotta nel 2017 perché i giudici non erano in grado di procedere fintanto che Assange si trovava nell’ambasciata ecuadoriana a Londra.
Adesso che l’hacker ha perso il diritto di asilo nella struttura diplomatica, i giudici della Svezia hanno deciso di riprendere l’inchiesta e di richiedere l’arresto.
L’accusa – Julian Assange nell’agosto del 2010 era stato accusato in Svezia da due donne di stupro e molestie sessuali.
I giudici svedesi avevano emesso il 18 novembre un mandato di cattura internazionale: Assange il 7 dicembre decise di consegnarsi alla polizia di Londra e fu poi liberato una settimana dopo dietro pagamento di una cauzione di 240mila sterline.
Su Assange rimase comunque in vigore il mandato di cattura internazionale: il capo di Wikileaks fece allora ricorso, ma nel novembre del 2012 l’appello rigettò la richiesta e confermò il mandato di arresto.
A quel punto i legali dell’hacker si rivolsero alla Corte suprema della Svezia, che nel maggio stabilì in maniera definitiva che Assange doveva essere estradato. I giudici di Londra gli intimano di consegnarsi: per tutta risposta l’attivista si rifugiò nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra.
L’arresto – L’11 aprile 2019 Julian Assange è stato arrestato dopo che il governo dell’Ecuador gli aveva revocato l’asilo politico. L’attivista ha trascorso gli ultimi sette anni nell’ambasciata a Londra del paese latinoamericano.
Il caso Assange: da WikiLeaks ai 7 anni nell’ambasciata dell’Ecuador
Il co-fondatore di Wikileaks aveva trovato rifugio nella sede diplomatica nel 2012 per evitare l’estradizione in Svezia per le accuse di violenza sessuale.
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