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    Assad vuole il Nobel

    Il presidente siriano rivendica il premio per la pace

    Di Gualtiero Sanfilippo
    Pubblicato il 16 Ott. 2013 alle 17:36 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:45

    “Quel premio doveva essere mio”, ha detto Bashar al-Assad, presidente della Siria, riferendosi al premio Nobel assegnato a chi ha permesso la distruzione del massiccio arsenale chimico del suo regime.

    Il premio è stato assegnato all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) che insieme alle Nazioni Unite avrebbero creato un team di sessanta esperti per distruggere le scorte chimiche del paese e quello che è considerato l’arsenale a gas letale più grande del Medio Oriente. L’obiettivo dell’Opac è quello di annientarlo interamente entro il 2014, il che avrebbe qualcosa di storico visto che è la prima volta che questo corpo tenta un progetto di questa portata in una zona di guerra.

    Stando a quanto riportati dal quotidiano libanese Al-Akhbar, Assad avrebbe pronunciato quella frase “per scherzo” durante un incontro in compagnia di alcuni visitatori al palazzo residenziale. Il tutto suona comunque come una provocazione inappropriata dal Presidente di un Paese in una guerra, le cui vittime sarebbero più di 115mila.

    E anche ora che la situazione sembra aver preso una piega più tranquilla con il disarmo, molti territori siriani, soprattutto a nord del Paese, sono fuori dal controllo di leggi e di regole, soggetti alle lotte tra gruppi ribelli che continuano a trascinare la guerra verso nuove albe di sangue.

    Lunedì, tre dei sei membri della Croce Rossa catturati in un’imboscata nella provincia settentrionale siriana di Idlib sono stati rilasciati “sani e salvi”. Secondo un attivista dei media siriani intervistato dal Telegraph, responsabile dell’attentato sarebbe una cellula di al Qaeda legata allo Stato islamico dell’Iraq e del Levante. Sempre lunedì, un’autobomba si è fatta esplodere nella città di Darkush uccidendo almeno 27 persone (tra cui tre bambini).

    Nel frattempo, il segretario di Stato degli Stati Uniti John Kerry preme per far sì che la Siria “abbia un governo di transizione”. Durante un incontro avvenuto a Londra con Lakhdar Brahimi, inviato speciale delle Nazioni Unite in Siria, ha dichiarato: “Crediamo che sia urgente impostare una data per convocare una conferenza e discutere dei lavori per costruire una nuova Siria.”

    L’esortazione è avvenuta il giorno dopo che il Consiglio Nazionale Siriano, la componente chiave della coalizione dei gruppi di opposizione al governo, ha dichiarato che non parteciperà ai negoziati di pace di Ginevra II, fissati per la metà di novembre.

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