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    Pakistan, cancellata la condanna a morte per Asia Bibi, la donna cristiana accusata di aver insultato Maometto

    Asia Bibi

    Si trovava in carcere dal 2010: il suo caso ha diviso il Pakistan e ha provocato indignazione internazionale

    Di Luca Serafini
    Pubblicato il 31 Ott. 2018 alle 07:59 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:45

    La Corte suprema del Pakistan ha annullato la condanna a morte di Asia Bibi, una donna cristiana condannata alla pena capitale nel 2010 per il reato di blasfemia.

    La donna era accusata di aver insultato il profeta Maometto in una discussione avvenuta nel 2009 nel Punjab.

    Si è sempre dichiarata innocente, ma ha trascorso la maggior parte degli ultimi anni in carcere, in una cella di isolamento. Nel 2014 aveva perso il ricorso dinanzi alla corte di Lahore, capitale del Punjab.

    L’anno successivo, però, la Corte suprema aveva deciso di sospendere l’esecuzione della pena per esaminare meglio il caso.

    Il giudice ha motivato l’annullamento della condanna a morte affermando che le testimonianze contro Asia Bibi erano contraddittorie, che l’accusa “non è riuscita a dimostrare la colpevolezza della donna oltre ogni ragionevole dubbio” e che alcune prove raccolte erano inconsistenti.

    La donna all’epoca dei fatti, fu costretta a confessare il reato da una folla che minacciava di linciarla.

    La sentenza si è conclusa con una citazione dagli Hadith, i detti raccolti del Profeta Muhammad, che afferma che i non musulmani devono essere trattati con gentilezza e umanità.

    Il caso ha suscitato una forte indignazione internazionale, con l’intervento di numerose associazioni per la tutela dei diritti umani che, nel corso degli anni, hanno chiesto più volte la liberazione della donna.

    La sentenza in queste ore sta dividendo il Pakistan. Il partito politico radicale Tehreek-e-Pakistan Labbaik (TLP) aveva già minacciato “conseguenze pericolose” in caso di assoluzione du Asia Bibi.

    Al momento della lettura del verdetto, il tribunale era circondato da poliziotti: si temeva infatti che gruppi di estremisti religiosi potessero commettere attentati o scatenare violenze.

    L’Islam è la religione nazionale del Pakistan e sostiene il suo sistema legale. Il sostegno pubblico alle severe leggi sulla blasfemia è molto forte nella società.

    Dagli anni ’90, decine di cristiani sono stati condannati per reati di blasfemia, anche se nessuno è mai stato giustiziato. Tuttavia, alcune persone accusate del reato sono state linciate o assassinate.

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