In Israele la situazione sta tornando alla normalità, dopo un giovedì letteralmente di fuoco che ha sconvolto il paese e costretto più di 60mila persone a essere evacuate solo nell’area di Haifa.
La maggioranza dei residenti sta già facendo ritorno alle proprie case. Centinaia d’incendi, che hanno colpito le colline di Gerusalemme, una vasta area del nord Israele e alcune zone vicine a Tel Aviv, sono stati spenti e sono attualmente sotto controllo, mentre i pompieri continuano a lottare per prevenire ogni possibile nuovo rogo.
Mentre ieri aleggiava l’ipotesi che tutti questi incendi fossero dolosi, tanto che alcuni media avevano azzardato anche la parola “terrorismo del fuoco”, oggi la situazione appare leggermente diversa, ma non per questo meno preoccupante.
Quattordici persone sono state arrestate, secondo quanto dichiarato dal ministro della sicurezza interna Gilad Erdan, mentre alcuni ufficiali hanno indicato che la metà dei fuochi può essere certamente definita di natura dolosa. Nonostante ciò, non esistono ancora prove definitive. Non c’è quindi la certezza che i vari roghi siano stati una campagna terroristica di incendi dolosi contro Israele.
Eppure lo stesso primo ministro Benjamin Netanyahu, nella mattina del 25 novembre, ha dichiarato che non ci sono dubbi che gli incendi siano stati opera di un gruppo di piromani e per questo le autorità puniranno chiunque venga scoperto ad appiccare un fuoco nella maniera più dura possibile.
Netanyahu ha definito i responsabili “terroristi” e ha detto che sarà loro revocata la cittadinanza israeliana. “C’è un prezzo per il crimine e un prezzo per il terrorismo e l’istigazione al terrorismo e li faremo pagare,” ha precisato il premier.
L’emittente radiofonica delle forze di difesa israeliane Army Radio ha comunicato che sei degli arrestati sarebbero palestinesi residenti illegalmente in Israele.
“Gli investigatori stanno lavorano con la massima priorità, poiché stiamo parlando di terrorismo e che potrebbero essere coinvolti decine di migliaia di sospetti,” ha dichiarato il ministro Erdan.
Arrestate anche alcune persone che nella giornata di ieri avevano celebrato i roghi e invitato i piromani ad appiccarne altri. Ieri, su Twitter, l’hashtag Israelisburning (Israele sta bruciando) era diventato uno dei top trend a livello mondiale.
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