A quasi un anno dalla controversa scomparsa di 43 studenti dalla città di Iguala, nel sud del Messico, le autorità federali hanno arrestato il presunto responsabile: Gildardo Lopez Astudillo, il leader della gang dei Guerreros Unidos, attiva nello stato messicano di Guerrero, dov’è avvenuto il fatto.
El Gil, come lo chiamano nell’ambiente malavitoso, è stato accusato di essere la mente dell’operazione che ha portato alla scomparsa dei 43 ragazzi che frequentavano la Scuola normale rurale di Ayotzinapa; sarebbe stato lui a ordinare il rapimento e l’uccisione dei ragazzi.
I Guerreros Unidos sono un’organizzazione criminale che controlla i traffici di droga e l’attività dei sicari locali nel sud del Paese. Tre dei suoi membri erano stati arrestati nel novembre scorso proprio per la vicenda dei ragazzi scomparsi, e avevano ammesso la propria colpevolezza una volta interrogati.
Le indagini erano continuate nei mesi seguenti su richiesta dei genitori dei ragazzi, che non credevano alla versione ufficiale delle autorità messicane.
La procura generale della Repubblica Messicana aveva svolto le indagini iniziali, sostenendo che gli studenti fossero stati bruciati nella discarica di Cocula, vicino al luogo del sequestro, dopo essere stati consegnati ai narcotrafficanti del Guerreros Unidos da alcuni poliziotti corrotti.
A un mese da questo annuncio, nel gennaio del 2015, il procuratore Jesus Murillo Karam si era dimesso dopo le critiche da parte dei cittadini dello stato del Guerrero e numerose marce contro le dichiarazioni delle autorità riguardo al sequestro.
Ricerche più approfondite, ordinate dalla Commissione interamericana per i diritti umani e condotte da un gruppo interdisciplinare di esperti indipendenti, però, hanno mostrato come non fosse possibile per il cartello messicano dei Guerreros disfarsi totalmente dei cadaveri dando loro fuoco in appena 16 ore e con mezzi scarsi, come aveva sostenuto fosse accaduto il governo.
Secondo il perito incaricato di verificare i fatti, all’organizzazione criminale sarebbero servite 13 tonnellate di pneumatici e 30 di legna, che avrebbero dovuto bruciare per almeno 60 ore, per carbonizzare del tutto i corpi. Un incendio di tale portata avrebbe creato una nube di fumo alta 300 metri.
A oggi, il governo messicano continua a sostenere la propria versione dei fatti, nonostante le controprove avanzate del gruppo interdisciplinare.
Proprio nelle ultime ore sono stati identificati i resti di un secondo studente scomparso, dopo quelli del ventunenne Alexander Mora Venancio. Si tratta di Jhosivane Guerrero de la Cruz, 20 anni, il cui DNA è stato analizzato dal laboratorio dell’università di Innsbruck, in Austria, dove a dicembre dello scorso anno sono iniziate le indagini sulle ceneri dei corpi carbonizzati.
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