La Russia ha fornito il 71 per cento degli armamenti alle milizie del regime di Bashar al Assad in Siria. Lo stima l’International Peace Research Institute di Stoccolma (Sipri) nel suo rapporto annuale sul mercato mondiale delle armi. Il dato fa riferimento al periodo 2008-2012, ma anche nello scorso anno Mosca ha continuato a rifornire Damasco di armi e munizioni.
Proprio mercoledì scorso il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov a Londra aveva definito la possibile fornitura di armamenti ai ribelli da parte di Francia e Gran Bretagna una “violazione del diritto internazionale, che non permette l’ approvvigionamento di armi verso attori non governativi”.
Lavrov aveva ribadito che solo i siriani possono decidere il futuro della loro nazione, respingendo ogni possibilità che Mosca eserciti pressioni sul presidente siriano Bashar al-Assad perché presenti le proprie dimissioni.
Il ministro ha fatto queste osservazioni un giorno dopo che il premier britannico David Cameron aveva avanzato la possibilità di ignorare l’embargo dell’Unione Europea verso la Siria, al fine di inviare armi ai militanti che combattono contro il regime di Assad.
Gli oppositori alla sospensione dell’embargo, tra cui la Germania e l’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione europea Catherine Ashton, sostengono che armare i ribelli potrebbe incoraggiare i sostenitori di Assad, appunto Russia e Iran, ad aumentare ulteriormente i propri rifornimenti al governo, alimentando una corsa agli armamenti.