I cittadini armeni hanno votato domenica 6 dicembre un referendum per conferire maggiori poteri al primo ministro. Una netta maggioranza, pari a circa il 66 per cento dei votanti, ha approvato il quesito referendario.
La costituzione in questa maniera subirà alcuni cambiamenti: il primo ministro, e non più il presidente della Repubblica, sarà il capo delle forze armate, mentre verrà abolita l’elezione diretta del capo dello stato che sarà dunque eletto dal parlamento e non più dai cittadini e il cui mandato durerà sette anni anziché gli attuali cinque. Inoltre, il numero dei parlamentari scenderà da 131 a 101.
Secondo i sostenitori del referendum, la nuova costituzione migliorerà la stabilità di governo del Paese, mentre gli oppositori ritengono che possa favorire un eccessivo radicamento al potere del partito di governo.
Gli osservatori del Consiglio d’Europa, recatisi nel Paese per verificare il regolare andamento delle operazioni di voto, hanno riscontrato alcuni problemi nelle liste elettorali e altre irregolarità. Hanno inoltre riferito, secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, che la bassa affluenza al voto di domenica potrebbe voler dire che i cittadini hanno interpretato il referendum come parte di una manovre politica.
Il partito di governo, il Partito Repubblicano, al momento ha deciso di non commentare il risultato.
Le modifiche alla costituzione diventeranno operative nel maggio 2017, quando avranno luogo le prime elezioni dall’entrata in vigore dei cambiamenti voluti dal referendum.