Armenia-Azerbaigian: raggiunto accordo per il cessate il fuoco
E’ stato pattuito un cessate il fuoco tra l’Armenia e l’Azerbaigian, dopo il fallimento della tregua che Putin aveva annunciato martedì. Lo ha annunciato il segretario armeno del Consiglio di sicurezza Armen Grigoryan. Durante la giornata di mercoledì i combattimenti avrebbero causato 100 morti dal lato armeno, e 50 tra le forze azere, secondo le autorità dei rispettivi paesi. Gli scontri sono avvenuti nella parte meridionale della frontiera, vicino al Nagorno Karabakh, regione azera a maggioranza armena che reclama la sua indipendenza.
Secondo la giornalista Maria Titizian in collegamento da Yerevan per Dw news “non si tratta solo di un conflitto relativo al Nagorno Karabakh, ma dell’Azerbaigian che sta attaccando territori entro le frontiere riconosciute internazionalmente dello stato armeno”. Il governo di Baku a sua volta accusa l’Armenia di azioni provocatorie sul confine.
I combattimenti degli ultimi giorni sarebbero i più sanguinosi dal 2020, quando si era infuocato per oltre 40 giorni il conflitto acceso sin dalla fine delle repubbliche sovietiche. Vi sono coinvolte le maggiori potenze regionali: la Turchia si è schierata con l’Azerbaigian, l’Iran con l’Armenia in funzione anti turca, mentre la Russia, legata bilateralmente all’Armenia dove ha un’importante base militare, gioca il ruolo del mediatore. Ci sono state proteste ieri nella capitale armena contro il primo ministro Nikol Pashinyan, che ha manifestato la volontà di offrire concessioni territoriali all’Azerbaijan nella regione contesa del Nagorno-Karabakh come parte di un futuro trattato di pace. Le contestazioni però verrebbero, secondo Open Democracy, da una fetta ridotta della popolazione, appartenente soprattutto alle élite economiche.
Secondo Reuters l’indebolimento della Russia nel suo ruolo di pacificatore da quando è iniziata la guerra in Ucraina avrebbe spinto Baku ad allargare le sue mire nel conflitto con l’Armenia. Nella regione ci sarebbero inoltre diversi interessi legati all’energia, trattandosi di un corridoio per oleodotti e gasdotti.