L’annoso problema dei rifiuti dispersi in mare rappresenta una delle questioni più spinose e complesse per il mondo di oggi.
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Riuscire a trovare una soluzione allo smaltimento degli enormi quantitativi di spazzatura che ogni anno finiscono in mare sta diventando sempre più un’utopia, mentre i segnali di allarme si accumulano senza sosta.
L’ultimo arriva dal Canada ed è particolarmente inquietante: come si legge sul quotidiano britannico “The Guardian”, una donna ha trovato il logo della Pepsi impresso sulla chela di un’aragosta, tanto ben inciso da sembrare una sorta di tatuaggio.
Pescata nelle acque al largo delle coste di Grand Manan, un’isola della parte orientale del paese, l’aragosta era quasi pronta alla messa in commercio quando una donna, Karissa Lindstrand, ha notato l’inedito disegno sulla chela.
Lindstrand, abituata a bere almeno dodici lattine di Pepsi al giorno, ha riconosciuto immediatamente il logo: “Ho pensato fosse proprio una Pepsi. Ho guardato più da vicino e ho notato chiaramente la stampa sulla chela”.
Dopo essersi imbattuta nell’aragosta “tatuata”, Karissa Lindstrand ha scattato una foto all’animale prima di posizionare il crostaceo in una cassa per la vendita, che potrebbe essere arrivata negli Stati Uniti.
Alcuni credono che l’aragosta sia cresciuta intorno a una lattina finita in fondo all’oceano che avrebbe in qualche modo trasferito il disegno sulla sua chela; altri, invece, hanno spiegato l’anomalia facendo riferimento alla possibilità che un pezzo della scatola si sia incastrato nell’animale.
Karissa Lindstrand ha contestato queste ipotesi. Secondo il suo parere, infatti, l’immagine presente sulla chela dell’aragosta sembra provenire da una carta stampata, che però si sarebbe dovuta deteriorare in acqua.
Una scoperta particolare e divertente, se non fosse un simbolo delle terribili condizioni di salute del mare.
Ogni anno tra le 5 e le 13 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica gettati in acqua finiscono per essere ingeriti da uccelli, pesci e altri organismi marini.
Secondo la velista Ellen MacArthur, entro il 2050 in mare potrebbe esserci più plastica che pesci.
Recentemente, i ricercatori hanno stimato la presenza di 38 milioni di pezzi di plastica, pari a poco più di 17 tonnellate di peso, su un atollo inabitato nel sud-est dell’oceano Pacifico.
Alcuni di questi detriti, trasportati dalle correnti marine, sono stati trasformati in gusci da granchi e altri crostacei che vivono sull’isola.
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