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    Arabia Saudita: vignettista condannato a 23 anni di carcere per alcune “caricature offensive” del principe Mohammed Bin Salman”

    Il principe ereditario e leader de facto dell'Arabia Saudita, Mohammed bin Salman. Credit: AGF
    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 17 Ott. 2024 alle 17:47

    Mohammed al-Hazza, un vignettista di 48 anni e padre di cinque figli, è stato condannato a scontare 23 anni di carcere in Arabia Saudita per aver disegnato una serie di caricature ritenute offensive del principe ereditario Mohammed bin Salman e di altri personaggi di rilievo della monarchia del Golfo.

    Arrestato nel febbraio del 2018 durante un “violento raid” della polizia, secondo l’organizzazione per i diritti umani Sanad, al-Hazza era stato inizialmente condannato a sei anni di reclusione dalla Corte penale speciale saudita, un tribunale istituito nel 2008 per i casi legati al terrorismo. Ma il suo caso è stato riaperto quest’anno, quando ormai si avvicinava il suo rilascio, portando a una nuova condanna.

    “Era quasi uscito di prigione”, ha detto la sorella Asrar al-Hazza all’agenzia di stampa francese Afp. “Poi, dal nulla… gli hanno dato 23 anni”. Le autorità saudite non hanno commentato il caso ma secondo l’organizzazione Sanad, che ha sede a Londra, il vignettista è stato punito per il suo lavoro.

    Un documento giudiziario consultato da Afp menziona infatti le “caricature offensive” prodotte da al-Hazza per il quotidiano qatariota Lusail, nonché alcuni post pubblicati sui social network, considerati “ostili” all’Arabia Saudita e favorevoli al Qatar. L’arresto del vignettista avvenne meno di un anno dopo la rottura delle relazioni diplomatiche tra Riad e Doha, ristabilite soltanto nel gennaio 2021.

    Tuttavia, secondo Sanad, al-Hazza lavorava per la testata qatariota già prima del boicottaggio deciso dai Paesi del Golfo nel 2017 “e solo brevemente dopo”, e la maggior parte delle sue vignette si concentravano su soggetti non politici. Secondo l’organizzazione inoltre, le autorità giudiziarie saudite non hanno prodotto prove sufficienti per ritenere “offensivo” per l’Arabia Saudita o “favorevole” al Qatar il lavoro del vignettista.

    “Il caso di Mohammed al-Hazza è un esempio della repressione della libertà di espressione in Arabia Saudita, che non risparmia nessuno, compresi gli artisti”, ha commentato ad Afp il direttore di Sanad, Samer Alshumrani. Negli ultimi due anni, hanno denunciato ad aprile Amnesty International e ALQST, la magistratura saudita ha “condannato e inflitto lunghe pene detentive a decine di individui per le opinioni espresse sui social media”.

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