L’Arabia Saudita taglierà i salari dei ministri del 20 per cento e ridurrà le gratifiche degli impiegati nel settore pubblico. Si tratta di una delle misure più drastiche mai approvate dal regno petrolifero in un momento in cui il basso prezzo del greggio contrae le sue entrate.
Le misure sono state annunciate oggi per decreto reale e costituiscono i primi tagli agli stipendi degli impiegati governativi, che costituiscono i due terzi della forza lavoro saudita.
Il calo del prezzo del greggio da metà 2014 ha spinto i paesi del Golfo, che sulle rendite petrolifere fanno affidamento, a riconsiderare l’eccessiva e sconsiderata spesa pubblica, basti pensare che lo scorso anno il deficit saudita ammontava a quasi 100 miliardi di dollari.
Oltre i tagli agli stipendi e ai benefit, verranno ridotte del 15 per cento anche le diarie per il trasporto e l’alloggio dei membri della Shura, il consiglio di nomina.
Inoltre, gli straordinari sono stati tagliati del 25-50 per cento e le ferie annuali sono state ridotte a 30 giorni.
L’unica eccezione è rappresentata dalle truppe che combattono lungo il confine meridionale e all’estero nella campagna della coalizione guidata dall’Arabia Saudita contro i ribelli sciiti Houthi in Yemen.
Quest’anno l’Arabia Saudita ha presentato un piano di riforma per diversificare la proprio economia e limitare la dipendenza dalle rendite petrolifere.
La cosiddetta Vision 2030 punta a incoraggiare il settore privato, creare posti di lavoro e ampliare le entrate da settori diversi da quello energetico.
I tagli annunciati oggi saranno applicati dal primo ottobre.
A dicembre dello scorso anno erano stati tagliati i sussidi sull’acqua e sull’energia elettrica e il mese scorso il governo ha approvato una proposta per alzare una serie di imposte tra cui visti e multe.
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