L’Arabia Saudita ha torturato per mesi attiviste e attivisti per i diritti delle donne, arrestati senza essere processati. La denuncia è di Amnesty International, che ha raccolto le testimonianze di almeno tre difensori dei diritti umani, secondo i quali le torture si sono verificate nella prigione saudita di Dhahban, dove uomini e donne sono stati ripetutamente colpiti con scariche elettriche e frustate.
Una delle attiviste, mentre veniva interrogata, è stata molestata da un agente coperto da una maschera e un altro ha tentato di suicidarsi, secondo quanto riporto dall’organizzazione non governativa.
Molte delle persone colpite non riuscirebbero più a camminare correttamente a causa delle lesioni riportate. Secondo Human Rights Watch, le autorità saudite hanno colpito le cosce delle donne con frustate e scariche elettriche.
Tra le donne fermate negli scorsi mesi ci sono la giovane attivista 29enne Loujain al-Hathloul, arrestata per il suo impegno a favore della revoca del divieto di guida, e l’anziana Aziza Al-Yousef, battutasi per anni per i diritti delle donne saudite.
Nel 2017 l’Arabia Saudita ha condotto una massiccia campagna di arresti contro intellettuali di spicco, attivisti per i diritti umani e studiosi che molti analisti ritengono parte della campagna del principe ereditario Mohammed Bin Salman per affermarsi come leader del regno arabo.
“A poche settimane di distanza dall’efferato omicidio del giornalista Jamal Khashoggi queste drammatiche denunce, se confermate, costituirebbero un ulteriore vergognoso esempio di violazioni dei diritti umanida parte delle autorità saudite”, ha detto Lynn Maalouf, direttrice delle ricerche sul Medio Oriente di Amnesty International.
“Riteniamo le autorità saudite direttamente responsabili dell’incolumità di queste donne e di questi uomini privati ingiustamente della libertà ormai mesi fa solo per aver espresso pacificamente le loro opinioni e che ora vengono sottoposti a terribili sofferenze fisiche”, ha concluso.
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