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    Anticorpo 47D11: dall’Olanda possibile cura per Coronavirus

    Il documento dello studio è già presente sulla piattaforma digitale BioRxiv. "Un anticorpo monoclonale umano che blocca l’infezione Sars-Cov-2", questo il titolo della ricerca

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 16 Mar. 2020 alle 12:16

    Dall’Olanda avrebbero individuato nell’anticorpo 47D11 la cura contro il Coronavirus ‘Covid-19’. Si tratta di un anticorpo monoclonale capace di attaccare l’agente patogeno, messo a punto da 10 ricercatori dell’Erasmus University Medical Center di Rotterdam e dell’Utrecht University. La rivista ‘Nature’ è sul punto di valutare la ricerca. Non è escluso che l’anticorpo 47D11 possa rappresentare la prima vera cura finale per il rilevamento e la prevenzione dell’infezione da Coronavirus. L’anticorpo 47D11 dovrà essere prima testato sull’uomo, e ci vorrà ancora un po’ di tempo (probabilmente mesi) prima che venga affidato nelle mani dei medici di tutto il mondo.

    “Gli anticorpi monoclonali – spiega Rezza dell’Iss – si mettono a punto abbastanza velocemente. Sono stati utilizzati anche contro l’Ebola: è come se avessimo il plasma del malato con gli anticorpi. In questo caso, sono tutti specifici e proprio perché sintetici non provocano grandi effetti collaterali”. Ovviamente, si deve tenere presente, che “va validata la sperimentazione: in teoria possono funzionare, però ci vuole un po’ di tempo, nell’ordine dei mesi, per testarne l’efficacia. Bisogna poi vedere come le agenzie regolatorie si comporteranno in questi casi”.

    Il documento è già presente da ieri sulla piattaforma digitale BioRxiv. “Un anticorpo monoclonale umano che blocca l’infezione Sars-Cov-2”. Questo il titolo della ricerca. Si legge nel documento: “È il primo rapporto su un anticorpo monoclonale che neutralizza SarsCov2. L’anticorpo 47D11 lega un epitopo (parte del virus riconoscibile dal sistema immunitario) conservato sul recettore a punta”. In sostanza l’anticorpo “olandese” si getta sul virus in modo specifico attaccando gli spikees (spuntoni, ndr) che stanno attorno alla molecola virale. Gli spikes attaccandosi alle mucose sono i primi colpevoli del collasso dei polmoni che si sta verificando in centinaia di decessi in Italia.

    Maria Rita Gismondo – professoressa dell’ospedale Sacco di Milano – che ha potuto visionare lo studio, chiarisce al Fatto Quotidiano il modo di agire di 47D11: “L’anticorpo blocca una importante parte patogena del virus, si tratta di una particella che si trova sugli spikes che a loro volta hanno recettori che si agganciano alle mucose dei polmoni, bloccarli significa fermare l’infezione”. In alternativa al vaccino “questo anticorpo”potrà essere una buona terapia.

    Il metodo è quello della cosiddetta “immunità passiva”.“In questo modo –si legge nello studio – l’anticorpo è in grado di neutralizzare in maniera incrociata Sars-Cov-2”e lo fa “usando un meccanismo indipendente dall’inibizione del legame con i recettori”per questo “l’anticorpo potrà essere utile”, oltre che per guarire i pazienti anche “per lo sviluppo di test di rilevazione dell’antigene”.

     

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