E se le strade romane fossero le linee di una metropolitana, costruite per unire l’intero Mediterraneo all’Europa? Il designer Sasha Trubetskoy ha rappresentato il mondo romano come un’ipotetica singola città, collegata da un moderno sistema di trasporto urbano.
Trubetskoy ha raccolto i dati per la sua mappa da Orbis, progetto dell’università di Standford che permette di esplorare la cartina stradale e marittima dell’antico mediterraneo romano.
Il sito dell’università americana dà la possibilità agli utenti, sul modello di Google Maps, di simulare un viaggio tra due antiche località romane, indicando sia la durata che la distanza percorsa da quest’ipotetico viaggiatore. Ad esempio, 2000 anni fa, raggiungere Londra a piedi partendo da Roma, avrebbe richiesto poco meno di due mesi.
Qui la versione ingrandibile della mappa:
Questa mappa mostra quanto la civilità romana abbia non solo conquistato quasi tutto il mondo allora conosciuto, ma contribuito a plasmarlo come un unico spazio culturale in cui tutte le diverse culture che lo componevano si contaminavano a vicenda.
Plinio il Vecchio, ammiraglio e naturalista romano morto a seguito dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. nel suo Naturalis Historia, affermava che i romani si preoccuparono soprattutto di costruire strade, acquedotti e sistemi fognari.
Le chiamavano Viae e volevano che tutte portassero a Roma. Le strade dell’impero erano una delle più importanti e utili opere infrastrutturali dell’epoca.
L’impero fondava il suo potere sull’esercito, la cui unità di base, la legione, rappresentò per secoli il miglior strumento per imporre la pax romana al Mediterraneo e all’intera Europa occidentale continentale.
Quanto è differente questa mappa dalla visione del mondo degli antichi? La Tavola peutingeriana, copia del XII secolo di un’antica carta romana delle vie militari, mostra come i romani vedessero il mondo.
Gli oltre centomila chilometri di strade costruite dal popolo romano erano fondamentali per permettere alle legioni di raggiungere in maniera rapida le aree di crisi, in modo da soffocare le rivolte prima che potessero diffondersi per l’impero.
Queste opere ingegneristiche però, insieme all’urbanistica standardizzata delle città e ai tribunali civili, obbligavano i popoli conquistati ad assumere il modo di vivere dei romani.
A beneficiare di queste infrastrutture non c’erano solo i soldati ma anche i mercanti. Si trattava infatti di uno strumento di conquista sia militare che culturale.
La distanza tra una città e l’altra era misurata in miglia romane, ogni miglio corrispondeva quasi a un chilometro e mezzo. Il conteggio in questa unità di misura ha poi lasciato tracce anche in alcuni toponimi moderni.
Ad esempio la località di Quarto dei Mille, attuale località genovese, da cui Garibaldi partì nel 1860 per la famosa spedizione, prende il nome dal quarto miglio dal centro di Genova della Via Aurelia.
Anche il quartiere di Roma Tor di Quinto prende il nome dalla torre di guardia posta al quinto miglio dalla più vicina porta cittadina.
Sesto San Giovanni invece, comune della città metropolitana di Milano, era la sesta pietra miliare dell’antica strada che collegava Milano a Monza.
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