Prime divergenze tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e l’omologo russo Vladimir Putin. A creare tensione i nuovi annunci della Casa Bianca e del Cremlino riguardanti il futuro geopolitico della penisola ucraina, e in particolare il destino della Crimea, regione contesa tra Kiev e Mosca, annessa alla Russia dopo il controverso referendum del 2014, non riconosciuto da gran parte della comunità internazionale.
“Il presidente Trump ha detto chiaramente che si aspetta dal governo russo una riduzione delle violenze in Ucraina e la restituzione della Crimea”, ha detto il 14 febbraio il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, durante una conferenza stampa.
“Il presidente ha continuato a sollevare la questione della Crimea, che la precedente amministrazione ha consentito venisse annessa alla Russia”, ha spiegato Spicer, dimenticando di dire che Barack Obama aveva risposto duramente all’annessione aumentando le sanzioni economiche contro Mosca.
A distanza di poche ore, il 15 febbraio, è arrivata la replica del Cremlino. A reagire per primo è stato il ministero degli Esteri, poi è stata la volta di Putin attraverso il suo portavoce Dmitri Peskov. “La Crimea fa parte della Federazione Russa e noi non diamo via la nostra terra”, ha fatto sapere il dicastero guidato da Sergey Lavrov.
Altrettanto dure le parole di Putin, riportate dalle principali agenzie russe. “Mosca non discuterà con alcun paese, Stati Uniti compresi, il ritorno della Crimea all’Ucraina”, ha detto il portavoce del presidente russo. “La questione della Crimea non è stata sollevata nel corso della telefonata fra Trump e Putin”, ha poi precisato Peskov.
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