Anas al-Basha amava indossare il suo vestito da clown, con la sua parrucca color arancio e il cappello giallo canarino decorato con fiori, il naso e le gote rosse. Ma adorava ancora di più regalare qualche momento di spensieratezza ai bambini che, come lui, vivevano nei quartieri assediati di Aleppo est.
Anas è morto martedì 29 novembre, ucciso dall’ennesimo attacco aereo sferrato dalle forze governative nelle aree controllate dai gruppi ribelli. Aveva 24 anni ed era sposato da poco più di due mesi.
Giovane e socialmente impegnato, lavorava per Space of hope, un’organizzazione non governativa locale impegnata nel fornire aiuti umanitari.
Il ragazzo si trovava nel quartiere di Mashhad quando sono cominciate le esplosioni. Lo ha reso noto l’agenzia di stampa Afp. Qualche ora dopo, sul profilo Facebook del fratello Mahmoud al-Basha, è comparso un post: “Ha vissuto per far ridere i bambini e donare felicità nel luogo più pericoloso e buio del mondo”.
Anas si era rifiutato di lasciare la città, nonostante l’acuirsi del conflitto. Aveva deciso di rimanere per continuare il suo lavoro come volontario, aiutando i civili e portando un po’ di speranza ai bambini nelle strade.
Attualmente nei quartieri a est di Aleppo sono almeno 250mila le persone costrette a vivere sotto assedio, tra cui 100mila bambini, mentre 25mila sono quelle costrette a lasciare le proprie abitazioni.
Samar Hijazi, la supervisore di Space of hope, ha voluto ricordarlo come un amico che amava lavorare con i bambini. “Tutti noi siamo esausti, ma dobbiamo trovare la forza per fornire sostegno psicologico agli altri e continuare il nostro lavoro”, ha sottolineato Hijazi.
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