Il presidente Abdel Fatah al-Sisi ha concesso la grazia a 332 giovani detenuti nelle carceri egiziane.
الرئيس المصري عبدالفتاح السيسي يصدر قرارا بالعفو عن 332 سجينا من الشباب المتهمين بالتظاهر بالإضافة لبعض الحالات الإنسانية
— سكاي نيوز عربية-الآن (@SkyNewsArabia_B) 16 maggio 2018
Come riporta l’agenzia Nova, fra i beneficiari della grazia ci sono anche il cittadino copto cristiano Andro Nasef Salib, il politico Islam Fuad del partito di centrosinistra Dostor e Shady al Ghazly, figlio del noto politico liberale Osama al Ghazaly Harb, fondatore del Partito del fronte democratico.
Resta in carcere invece l’attivista Amal Fathy, moglie di Mohamed Lotfy, presidente della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (Ecrf) e consulente legale della famiglia di Giulio Regeni, il ricercatore friulano ritrovato morto al Cairo nel 2016. La donna è stata arrestata nella notte tra giovedì 10 maggio e venerdì nella sua abitazione. Per la sua libertà si è mossa anche la madre di Giulio Regeni, Paola Deffendi.
Le scarcerazioni arrivano dopo che venerdì 11 maggio, almeno 22 persone erano state fermate al Cairo dalla polizia per le proteste contro l’aumento improvviso del costo dei biglietti della metropolitana.
Alcuni disordini erano scoppiati spontaneamente in diverse stazioni metro della capitale egiziana in seguito all’annuncio di un incremento del 350 per cento del prezzo dei biglietti. Molti pendolari avevano scavalcato i tornelli e innegiato slogan contro i rincari, in alcuni casi bloccando i binari e scatenando la reazione della polizia.
Il presidente al-Sisi, rieletto lo scorso aprile con il 97 per cento dei voti, è stato responsabile di un colpo di stato nel 2013 ai danni del suo predecessore Mohammed Morsi.
Dal 2014 il governo ha intrapreso una pesante campagna repressiva contro il dissenso, imprigionando migliaia di persone.
Un rapporto stilato dall’organizzazione non governativa Human Rights Watch ha portato alla luce innumerevoli casi di tortura e violazioni dei diritti umani perpetrate dell’Agenzia nazionale dei servizi egiziani, quella che un tempo si chiamava National Security.
Human Rights Watch ha evidenziato come sistemi coercitivi senza scrupoli siano utilizzati su larga scala nelle carceri in Egitto attraverso testimonianze raccolte in un anno d’intenso lavoro tra il Cairo e Alessandria.
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