Migliaia di rifugiati somali sono stati costretti a tornare in patria dal campo profughi di Dadaab, in Kenya. A denunciarlo è stata l’organizzazione umanitaria Amnesty International il 21 dicembre. Il campo è arrivato a ospitare in tutto 240mila rifugiati, ma nel maggio 2016 il governo di Nairobi ha deciso di iniziare un percorso verso la sua chiusura.
In un rapporto, Amnesty International sostiene che molti somali sono stati costretti a lasciare il campo a causa della diminuzione delle razioni di cibo e i tagli ai servizi.
“Nel suo zelo di far tornare i rifugiati in patria, il governo del Kenya ha compiuto diversi piccoli passi avanti per la sicurezza della Somalia, ma la triste realtà è che il paese è ancora vittima di violenza e povertà” ha riferito Charmain Mohamed, che si occupa dei diritti di rifugiati e migranti per Amnesty International.
“I rifugiati fuggiti dalla siccità, i conflitti e la fame della Somalia, sono stati costretti a rientrare nel pieno di una crisi umanitaria, molti dei quali ritrovando la tragica situazione da cui erano fuggiti e senza avere effettivamente la possibilità di tornare a casa” ha aggiunto.
Nel 2016 le autorità del Kenya decisero la chiusura del campo temendo problemi per la sicurezza nazionale e un sostegno insufficiente da parte della comunità internazionale. Nonostante nel febbraio 2017 l’Alta Corte del Kenya abbia dichiarato illegale la chiusura del campo di Dabaab, le autorità hanno continuato ad accelerare il ritorno in patria dei rifugiati.
Nel novembre 2016 Amnesty International aveva già documentato come i funzionari di Nairobi avrebbero minacciato i rifugiati dicendo loro che avrebbero dovuto lasciare il campo.