Il rappresentante permanente della Repubblica araba siriana presso le Nazioni Unite Bashar Jaafari ha rilasciato una dichiarazione a margine del Consiglio di sicurezza dell’Onu che ha deciso l’invio di osservatori internazionali per monitorare l’evacuazione di Aleppo est sostenendo che all’interno dell’enclave ribelle ci siano agenti stranieri.
Jaafari ha detto che le autorità siriane hanno raccolto informazioni circa il fatto che diversi funzionari militari e dell’intelligence si trovino nella parte orientale di Aleppo con quelli che definisce “gruppi terroristici” e stanno cercando di lasciare l’enclave. Il diplomatico siriano ha poi fatto diversi nomi di cittadini turchi (1), americani (1), israeliani (1), qatari (1), sauditi (il gruppo più numeroso, 6 persone), giordani (1), marocchini (1).
“Questi individui affiliati all’opposizione moderata siriana con cittadinanza straniera stanno cercando di scappare da Aleppo est con i terroristi e per questo avete visto negli ultimi tre giorni quest’attività isterica all’interno del Consiglio di sicurezza, perché lo scopo principale è mettere in salvo questi terroristi stranieri, funzionari dell’intelligence che provengono dagli stessi paesi che hanno spinto per l’adozione della risoluzione”.
C’è da dire che Jaafari non gode di una buona reputazione e nemmeno di solida credibilità. In passato è stato oggetto di critiche per almeno due episodi controversi: il 29 settembre 2016, al giornalista di Al Jazeera James Bays che gli domandava se il governo di Damasco avesse bombardato gli ospedali, Jaafari aveva risposto con una risata sarcastica e fuori luogo, provocando un momento di sconcerto tra i reporter presenti al palazzo di vetro dell’Onu di New York.
Durante la riunione di emergenza di martedì 13 dicembre dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, poi, l’ambasciatore aveva mostrato una foto dicendo: “Permettetemi a questo punto di mostrare alcune foto che possiedo: questo è ciò che l’esercito siriano sta facendo ad Aleppo”. L’immagine ritraeva una donna che veniva aiutata da due militari, di cui uno inginocchiato a terra che le offriva la schiena come appoggio, a scendere da un mezzo. Tuttavia, le divise non appartenevano all’esercito regolare siriano, ma alla milizia sciita irachena nota come Forza di mobilitazione popolare.
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