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    Seattle aumenta le tasse ad Amazon per aiutare i senzatetto

    A Seattle Amazon conta circa 7mila dipendenti. Credit: Afp

    Il consiglio comunale ha approvato la cosiddetta Amazon tax: il colosso dell'e-commerce insorge e minaccia di lasciare la città

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 15 Mag. 2018 alle 08:20 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:07

    Il consiglio comunale di Seattle, nello stato di Washington, ha approvato lunedì 14 maggio 2018 la cosiddetta Amazon tax, una nuova imposta a carico delle maggiori aziende della città che servirà a finanziare attività in favore dei senzatetto.

    Il provvedimento è stato così ribattezzato perché Amazon, è il maggior datore di lavoro della città, con 7mila dipendenti.

    La compagnia di e-commerce fondata da Jeff Bezos ha a Seattle il suo quartier generale mondiale e ha duramente protestato contro la misura, minacciando di lasciare la città.

    Il documento votato dal consiglio comunale prevede, in particolare, per le aziende che raggiungono i 20 milioni di dollari di fatturato annui, un contributo pari a 14 centesimi per ogni ora di lavoro.

    Il totale dovrebbe essere pari a circa 275 dollari per ogni dipendente a tempo pieno.

    La nuova tassa è stata approvata dal consiglio comunale dopo un lungo braccio di ferro ed è frutto di un compromesso che ha portato alla riduzione della trattenuta, fissata inizialmente a 500 dollari.

    Il provvedimento è ora sulla scrivania della sindaca democratica Jenny A. Durkan per la firma finale.

    Durkan ha espresso preoccupazione per ile ricadute economiche della misura, ma ha annunciato che firmerà l’ordinanza.

    A partire da gennaio 2019 il nuovo prelievo interesserà il 3 per cento delle aziende presenti sul territorio di Seattle.

    La tassa resterà in vigore 5 anni, al termine dei quali si valuterà se rinnovarla.

    Si prevede che genererà per lil comune un incasso di circa 44,7 milioni di dollari all’anno.

    Gli introiti saranno destinati alla costruzione di case popolari e al finanziamento di progetti di assistenza ai senzatetto.

    Al coro dei no, guidato dal colosso da Amazon, si sono unite anche altre 131 grandi aziende del territorio.

    La tassa colpirebbe, tra gli altri, anche Starbucks, Apple, Google, Facebook e la catena di grandi magazzini Nordstrom.

    Il colosso dell’e-commerce ha lasciato intendere che potrebbe andarsene da Seattle.

    “Siamo molto preoccupati per il futuro creato dall’approccio e dalla retorica ostile del consiglio comunale nei confronti delle aziende più grandi, che ci costringe a mettere in discussione la nostra crescita qui”, ha tuonato in una nota il vice presidente, Drew Herdener.

    “La città non ha un problema di ricavi, ma un problema di efficienza nelle spese”, sostiene il manager.

    Quando nel consiglio comunale di Seattle è iniziato il dibattito sull’introduzione della nuova tassa, la società di Jeff Bezos ha immediatamente sospeso i lavori per l’ampliamento della sua sede nella città.

    L’area metropolitana di Seattle ospita la terza più grande concentrazione di senzatetto: quasi 12mila, secondo un sondaggio condotto a gennaio dal governo degli Stati Uniti.

    Quasi la metà di loro vive per le strade o al di fuori da strutture di accoglienza.

    In città il mercato immobiliare ha conosciuto negli ultimi anni un notevole aumento delle quotazioni.

    Il prezzo medio di una casa è arrivato a 820mila dollari ed è stato calcolato che più del 41 per cento degli affittuari spende almeno il 30 proprio reddito in canone d’affitto.

    Circa 40 funzionari eletti provenienti da tutti gli Stati Uniti, alcuni dei quali in rappresentanza di governi locali in corsa per ospitare il secondo quartier generale di Amazon, hanno pubblicato una lettera aperta a Seattle a sostegno della tassa.

    “Minacciando Seattle, Amazon invia un messaggio a tutte le nostre città: noi giochiamo secondo le nostre stesse regole”, hanno scritto i funzionari.

    La tassa approvata da Seattle non è la prima di questo genere.

    Denver ha emanato un’imposta simile e Chicago ne aveva una ma l’ha successivamente abrogata.

    La stessa Seattle ha avuto un provvedimento analogo dal 2006 al 2009, ma la tassa era stata cancellata per aiutare le imprese durante la recessione.

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