Alexei Navalny fermato a Mosca. Il 21 luglio aveva incitato a una protesta a Mosca
L’oppositore del Cremlino Alexei Navalny ha annunciato in un video su Instagram di essere stato fermato dalle forze della polizia di fronte alla sua casa a Mosca il 24 luglio. Il suo legale Olga Mikhailova ha dichiarato che l’attivista è stato arrestato per l’organizzazione di una manifestazione non autorizzata.
Il 20 luglio, infatti, Navalny aveva indetto una protesta per il 31 luglio contro l’esclusione della candidatura dell’opposizione alle elezioni locali a Mosca, in programma a settembre.
Il dissidente rischia fino a 30 giorni di reclusione e 4mila euro di multa per “reiterata violazione amministrativa legata all’organizzazione di un evento pubblico non autorizzato”, riferisce l’avvocatessa.
Stando all’agenzia Interfax non è escluso che a Navalny si contesti proprio l’organizzazione della protesta in programma sabato prossimo.
Nella video-denuncia girata in una stazione di polizia Navalny spiega la dinamica della vicenda: “Dicono che lo sport a volte faccia male. Oggi sono uscito di casa per fare jogging e comprare dei fiori per mia moglie, oggi è il suo compleanno. Ciao Iulia, buon compleanno…vicino all’entrata del condominio c’era un pulmino con le forze speciali e mi hanno arrestato. E adesso mi ritrovo in una stazione di polizia in calzoncini come uno scemo”.
Il leader degli oppositori del governo era già stato arrestato a maggio del 2018 durante una manifestazione non autorizzata contro il presidente russo Vladimir Putin, in occasione dell’inizio del suo quarto mandato.
Chi è Alexei Navalny
Il suo ruolo di contestatore lo ha reso celebre ai media internazionali nel 2009, quando ha organizzato delle grosse manifestazioni contro la corruzione politica del governo russo. Nel 2012 The Wall Street Journal lo ha descritto come “l’uomo più temuto da Vladimir Putin” e nel 2013 ha partecipato alle elezioni a Mosca arrivando secondo a Sergei Sobyanin, uomo vicino al presidente.
La notizia del fermo arriva a pochi giorni di distanza dall’omicidio di Elena Grigoryeva, nota attivista russa LGBT, uccisa il 21 luglio dopo essere stata accoltellata otto volte e infine strangolata. Le ragioni dell’omicidio sono ancora poco chiare ma secondo una compagna di lotta negli ultimi tempi Elena aveva denunciato attacchi omofobi e minacce alle forze della polizia.
Anche il blogger russo anti-putin da anni si batte per il riconoscimento dei diritti della comunità Lgbt, fortemente discriminata nel Paese con una normativa che regolamenta il modo in cui gli omosessuali devono comportarsi in pubblico.
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