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    Il problema dell’Iran con l’alcol

    Il governo iraniano aprirà 150 centri di trattamento per alcolisti. Nonostante il consumo di alcol sia illegale, il problema dell'alcolismo è molto diffuso nel Paese

    Di Vittoria Vardanega
    Pubblicato il 14 Giu. 2015 alle 16:24 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:08

    In Iran l’alcol è illegale dal 1979, l’anno della rivoluzione che portò alla nascita della repubblica islamica del Paese. La pena per chiunque venga trovato ubriaco dalla polizia consiste in 80 frustrate, oltre all’arresto.

    Se il crimine viene reiterato per tre volte, è prevista la pena di morte. Nonostante la rigidità della legge, in Iran il commercio illegale di alcolici, provenienti soprattutto da Turchia e Armenia, frutta circa un miliardo di euro l’anno.

    Il consumo eccessivo di alcol è ormai diventato un vero e proprio problema per il Paese. Proprio per questo, il ministero della Salute ha deciso di aprire 150 centri di trattamento per alcolisti.

    La scelta rappresenta una parziale ammissione di sconfitta da parte del governo riguardo alla durissima legge, che viene aggirata quotidianamente. I nuovi centri potrebbero anche indicare la possibilità di una svolta nelle politiche sul commercio di alcolici.

    In un’intervista alla Bbc, il giornalista iraniano Ali Hamedani ha raccontato che in Iran l’alcol viene anche prodotto artigianalmente, nonostante sia illegale.

    Un espediente utilizzato per aggirare il divieto consiste nel ritirare in farmacia alcol medico, che viene poi mischiato a bevande non alcoliche. 

    Qui sotto, l’intervista di Ali Hamedani alla Bbc 

    In un documentario sull’Iran, il giornalista italiano Emilio Casalini ha intervistato diversi giovani iraniani. Molti di loro hanno affermato di essere costretti a vivere una doppia vita: una viene condotta liberamente, tra le mura delle loro abitazioni private; l’altra, pubblica, è sottoposta ai dettami delle severissime leggi del Paese. 

    Uno degli intervistati racconta che per comprare alcol illegalmente è necessario procurarsi il numero di un trafficante con cui ci si accorda per un luogo e orario di incontro. In alternativa, si può contattare qualcuno in possesso di Aragh, una bevanda alcolica simile alla vodka, prodotta artigianalmente nel Paese. 

    Qui sotto, la prima parte del documentario del giornalista italiano Emilio Casalini 

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