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    Albert Einstein, i diari personali rivelano scioccanti dichiarazioni razziste

    La campagna promozionale dell'UNHCR

    I diari di viaggio di Einstein rivelano le opinioni razziste dello scienziato, il popolo cinese viene descritto come "sporco e ottuso"

    Di Clarissa Valia
    Pubblicato il 13 Giu. 2018 alle 09:28 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:29

    La pubblicazione dei diari privati ​​di Albert Einstein in cui ha raccontato il suo tour negli anni Venti in Asia rivelano un atteggiamento razzista dello scienziato nei confronti delle persone che ha incontrato nei suoi viaggi, in particolare dei cinesi.

    Scritti tra l’ottobre del 1922 e il marzo del 1923 nei diari il fisico ha riportato le sue riflessioni sui viaggi, la scienza, la filosofia e l’arte.

    In Cina, l’uomo che notoriamente definiva il razzismo come “una malattia dei bianchi” descrive le “persone industriose, sporche, ottuse”, si legge nel diario.

    “I cinesi non si siedono sulle panchine mentre mangiano, ma si accovacciano come fanno gli europei quando si rilassano nei boschi frondosi. Tutto ciò avviene silenziosamente e in modo equo. Anche i bambini sono senza spirito e sembrano ottusi”, scrive il fisico.

    Dopo aver scritto in precedenza “l’abbondanza di prole” e la “fecondità “dei cinesi, prosegue dicendo: “Sarebbe un peccato se questi cinesi soppiantassero tutte le altre razze. Per quelli come noi il solo pensiero è indicibilmente squallido”.

    Ze’ev Rosenkranz, senior editor e assistant director di Einstein Papers Project presso il California Institute of Technology ha dichiarato: “Penso che molti commenti del fisico si possono considerare spiacevoli, in particolare per quello che dice sui cinesi”.

    “Queste dichiarazioni sono un po’ in contrasto con l’immagine pubblica della grande icona umanitaria di Albert Einstein. Penso che sia piuttosto scioccante leggerle e contrastare quelle frasi con le sue dichiarazioni pubbliche. Sono pensieri personali, non aveva mai pensato di pubblicare i suoi diari”.

    Rosenkranz ha curato e tradotto The Travel Diaries di Albert Einstein, che sono stati appena pubblicati per la prima volta come volume indipendente dalla Princeton University Press, inclusi i fac-simile delle pagine del diario.

    Una pagina dei diari di viaggio di Einstein, scritta in Cina nel 1922. Fotografia: Princeton University Press

    I diari sono stati pubblicati in tedesco come parte dei 15 volumi raccolti di Albert Einstein, con piccole traduzioni supplementari in inglese.

    Un portavoce della Princeton University ha dichiarato: “Questa è la prima volta che il diario di viaggio di Einstein sarà messo a disposizione di chiunque non sia un serio studioso dello scienziato”.

    Ulteriori passaggi nei diari descrivono la popolazione cinese: “anche quelli ridotti a lavorare come i cavalli non danno mai l’impressione di una sofferenza cosciente. Una nazione gregge […] spesso più automi rispetto che persone”.

    A Colombo, nello Sri Lanka, Einstein ha scritto di come la gente del posto “vive in grande sporcizia e con un notevole fetore a livello del suolo” aggiungendo che le persone del posto “fanno poco e hanno bisogno di poco. Il semplice ciclo economico della vita”.

    Le percezioni di Einstein dei giapponesi che incontra sono al contrario più positive: “Giapponese senza ostentazione, dignitoso, del tutto molto attraente”, scrive.

    “Anime pure come nessun altro tra le persone. Bisogna amare e ammirare questo paese”.

    Ma Rosenkranz sottolinea che nel diario lo scienziato ha concluso anche dicendo che i” bisogni intellettuali di questa nazione (Giappone) sembrano essere più deboli di quelli artistici – disposizione naturale?”

    “I diari di Einstein sull’origine biologica della presunta inferiorità intellettuale di giapponesi, cinesi e indiani possono essere considerati razzisti – in questi casi, gli altri popoli sono descritti come biologicamente inferiori, un chiaro segno distintivo del razzismo. Il commento inquietante che il cinese possa ‘soppiantare tutte le altre razze’ è anche molto rivelatore in questo senso “, scrive Rosenkranz.

    “Qui Einstein percepisce una “razza” straniera come una minaccia, che è una delle caratteristiche di un’ideologia razzista.”

    Tuttavia l’osservazione che deve colpire il lettore moderno come il più offensivo è il suo fingere di non capire come gli uomini cinesi possano trovare le loro donne sufficientemente attraenti da avere figli con loro.

    “Alla luce di questi casi, dobbiamo concludere che Einstein ha fatto alcuni commenti razzisti e disumanizzanti nei suoi diari, alcuni dei quali erano estremamente spiacevoli”.

    Nella sua introduzione, Rosenkranz scrive quanto sia importante riflettere sul fatto che un’icona umanista come Albert Einstein, rifugiato, la cui immagine è stata usata per una campagna dell’UNHCR avrebbe potuto scrivere commenti xenofobi sui popoli che incontrava.

    “La risposta a questa domanda sembra molto rilevante nel mondo di oggi, in cui l’odio dell’altro è così dilagante in così tanti luoghi in tutto il mondo”, scrive.

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