“La portata delle relazioni economiche, culturali e umane fra l’Egitto e l’Italia è fra le migliori e tali relazioni state fortemente colpite da questo dossier”, ha detto il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi in una conferenza stampa a Sharm el Sheikh, riferendosi al caso Regeni, il giovane ricercatore trovato morto al Cairo nel febbraio del 2016.
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Al Sisi ha poi spiegato che le autorità in Egitto ritengono che “sia stato un tentativo, durante la visita di uomini d’affari italiani che erano pronti a compiere investimenti, di distruggere tale iniziativa”.
“Il caso di Regeni ha posto fine a questo progetto e noi siamo stati i più colpiti”, ha insistito il presidente.
Nel parlare di “relazioni uniche con l’Italia”, Al Sisi ha detto che “non potremo mai dimenticare che l’Italia ha appoggiato l’Egitto nella rivoluzione di giugno”.
Il riferimento è alla rivolta popolar-militare che nel 2013 portò alla caduta del presidente islamista Mohamed Morsi. “Il primo invito a visitare un paese europeo fu avanzato dal premier Renzi”, ha ricordato ancora Al Sisi. “Per questo consideriamo quello di Regeni un dossier significativo”, ha aggiunto il presidente egiziano.
“Il caso Regeni è fondamentale per l’Egitto. Siamo ansiosi di consegnare alla giustizia i responsabili di questo crimini”, ha detto il presidente affermando di volere “risolvere questa vicenda il più presto possibile”.
“Desideriamo scoprire i colpevoli di questo caso e stiamo agendo in maniera molto trasparente, con le autorità e i procuratori italiani. Speriamo di poter avere una risposta appena possibile”, ha concluso Al Sisi.
Il caso Regeni, specialmente nei primi mesi che sono seguiti alla morte del giovane ricercatore, ha creato forti tensioni tra Roma e il Cairo. Dopo la scarsa collaborazione all’inchiesta delle autorità egiziane, l’Italia ha richiamato il suo ex ambasciatore in Egitto, Maurizio Massari. Solo nell’agosto scorso, il governo italiano ha deciso di inviare al Cairo il nuovo capo della rappresentanza diplomatica, l’ambasciatore Giampaolo Cantini.