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    Il giornalista turco Ahmet Altan è stato condannato all’ergastolo: “In gabbia c’è il corpo, non la mente”

    Credit: Afp

    L'ex direttore del quotidiano Taraf, sospettato di avere favorito il colpo di stato del luglio 2016, è stato condannato insieme ad altre cinque persone, compreso suo fratello Mehmet, economista e intellettuale

    Di Marta Facchini
    Pubblicato il 5 Ott. 2018 alle 11:26 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:22

    La corte d’appello di Istanbul ha confermato la condanna all’ergastolo per il giornalista Ahmet Altan.

    L’ex direttore del quotidiano Taraf, sospettato di avere favorito il colpo di stato del luglio 2016, è stato condannato insieme ad altre cinque persone, compreso suo fratello Mehmet, economista e intellettuale. Tutti sono accusati di avere dato sostegno ideologico ai golpsiti di Fetullah Gulen, ritenuto la mente del golpe fallito in Turchia, e di avere tentato di rovesciare l’ordine costituzionale.

    Dal carcere, Ahmet Altan ha continuato a scrivere: si è sempre detto un uomo libero perchè a essere imprigionata non era la sua mente ma solo il suo corpo. In prigione ha scritto tre volumi e ha rilasciato interviste.

    “Ho amici in tutto il mondo che mi aiutano a viaggiare, anche se non ho mai la maggior parte di loro. So di essere uno schizofrenico finché tutte queste persone abitano solo nella mia testa. Ma so anche che sono uno scrittore e che un giorno tutti si ritroveranno tra le pagine di un libro”, scriveva.

    “Sono uno scrittore. Ovunque voi mi chiuderete, io viaggerò per il mondo sulle ali dei miei pensieri”.

    Lo scorso 28 febbraio, ad Ahmet Altan, era stata inflitta una nuova condanna a cinque anni e 11 mesi di carcere per “offese” al presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

    “A parte qualche mio articolo e un’unica apparizione in tv, l’imputazione di golpismo nei nostri riguardi si basa sulla seguente asserzione: si ritiene che noi conoscessimo gli uomini accusati di conoscere gli uomini accusati di essere a capo del colpo di stato”, ha spiegato lo scrittore.

    A luglio 2016, in Turchia è stato imposto lo stato di emergenza, che ha favorito limitazioni illeggitime dei diritti umani e ha permesso al di approvare leggi senza il vaglio effettivo del parlamento e dei tribunali.

    Oltre 50mila persone sono state trattenute in custodia preventiva con l’accusa di appartenere all’organizzazione terroristica Fethullah Gülen, che le autorità ritenevano responsabile del tentato colpo di stato.

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