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    Ahmadinejad otto anni dopo

    Al Jazeera traccia un ritratto dell'ex presidente iraniano

    Di Laura Lisanti
    Pubblicato il 2 Ago. 2013 alle 15:39 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:10

    Gli otto anni di Ahmedinejad sono giunti al termine. La crisi economica, le elezioni problematiche e l’impasse con l’Occidente sul programma nucleare del’Iran sono le tracce che hanno segnato gli anni del suo mandato. Sesto presidente dell’Iran, “il più controverso” e allo stesso tempo, l’uomo dalle origini paradossalmente “meno controverse” viene raccontato da Al Jazeera tra luci e ombre.

    Ahmadinejad, figlio di un fabbro e veterano di guerra, lascia l’Iran sotto le pressioni politiche interne, ma soprattutto internazionali. Sarà per il suo approccio particolare alla politica estera, che viene da sempre etichettato come “antagonistico”. L’analista politico iraniano Davoud Hermidas-Bavand definisce la condotta dell’ex presidente “offensiva piuttosto che difensiva”.

    I suoi discorsi sono stati a più riprese impetuosi e infuocati, come quello tenutosi durante la conferenza internazionale per la revisione globale dell’Olocausto del 2006 a Teheran. L’allora presidente aveva detto: “Nello stesso modo in cui l’Unione Sovietica è scomparsa, il regime sionista è destinato ad estinguersi e allora l’umanità sarà finalmente libera”.

    Anche se l’Iran è colpito da una raffica di sanzioni internazionali tra le più severe della storia, Ahmadinejad è riuscito a trovare consensi nel mondo arabo, in Africa, e in America Latina, sperando sempre che la “rivoluzione esca allo scoperto per sradicare qualsiasi strascico di imperialismo”.

    Oltre al ritratto del “populista divenuto un paria”, l’emittente araba passa in rassegna alcuni dei momenti più significativi e paradossali della politica estera e interna degli otto anni appena trascorsi. Tra questi ci sono i tentativi del governo per migliorare le condizioni di vita dei poveri insieme al ritiro dei sussidi per far risparmiare alle casse dello Stato 75 miliardi di euro. Una manovra che ha avuto un effetto boomerang, svalutando la moneta iraniana del 70 percento in due anni e creando inflazione e disoccupazione.

    C’è il fallimento nella risoluzione della disputa sul nucleare, con il ritiro di Teheran dai negoziati con gli altri Paesi che ha bloccato la possibilità di un accordo, e c’è il numero record di ambasciate aperte dal governo per le relazioni con l’estero.

    Il presidente aveva inoltre sfiorato l’impeachment nel 2011 per le accuse di frode bancaria da parte dell’opposizione e aveva più volte portato il governo al collasso per le relazioni tese con il Leader Supremo d’Iran. Ma Ahmedinejad sarà ricordato soprattutto per gli eventi del 2009. In quell’anno, aveva ottenuto un secondo mandato presidenziale tra le accuse di sabotaggio dell’opposizione, gli omicidi dei manifestanti e gli arresti di massa in piazza.

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