Ahed Tamimi è una ragazza di 16 anni diventata simbolo della lotta palestinese contro Israele dopo che è circolato un video che la riprende mentre aggredisce dei soldati dell’esercito israeliano.
Ahed è stata arrestata il 19 dicembre, accusata di aver spinto un soldato fuori dal cortile di casa sua. La giovane, arrestata insieme alla madre che aveva ripreso e messo in rete la scena incriminata, dovrà affrontare un processo davanti al tribunale militare israeliano per rispondere di 12 capi di imputazione. Il processo comincia il 15 gennaio.
Il 29 luglio 2018 la ragazza è stata rilasciata.
I fatti
I fatti risalgono al 14 dicembre, quando Mohamed Tamimi, 14 anni, cugino di Ahed, viene colpito da uno proiettile sparato a distanza ravvicinata da un soldato israeliano rimanendo ferito alla mascella, riuscendo tuttavia a sopravvivere.
Poco dopo le truppe israeliane si presentarono nell’abitazione della famiglia di Ahed, la quale scacciò in malo modo i soldati intimandogli di uscire con spinte tentativi di schiaffi.
La scena è stata ripresa dalla madre della ragazza che ha poi postato in rete il filmato, diventato presto virale. Questo il video:
La ragazza proviene da Nabi Saleh, un piccolo paese della Cisgiordania abitato da poche centinaia di persone, circondato da insediamenti israeliani.
Quando aveva 9 anni, nel dicembre 2009, nel suo villaggio cominciarono numerose proteste contro l’occupazione militare e per ottenere l’accesso libero ad una fonte d’acqua, minacciata dalla vicina colonia. Da allora Ahed è sempre stata al centro delle manifestazioni diventando una vera e propria icona di ribellione.
La famiglia Tamimi è molto attiva nelle proteste nei confronti di Israele.
Bassem Tamimi, il padre di Ahed, è un noto esponente di al-Fatah, il partito del presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen.
Dopo l’arresto, l’account Twitter di Ahed è stato chiuso, ma gli amici e i familiari ne hanno aperto un altro dal nome #FreeAhedTamimi.
Tra i palestinesi la sedicenne è ormai diventata un simbolo, con il premier Abu Mazen che ha telefonato al padre che ha assicurato che la figlia è forte e determinata, pronta a sfidare l’occupazione israeliana.
Di altro tenore i discorsi che vengono fatti dai media israeliani, i quali accusano la ragazza di aver umiliato i militari e ne invocano punizioni esemplari, come ha scritto su Maariv il giornalista israeliano Ben Caspit: “meriterebbe una punizione, al buio, senza testimoni e senza telecamere”.
Il ministro dell’istruzione del governo di Israele, Naftali Bennett, ha dichiarato che Ahed dovrebbe essere “chiusa in galera gettando la chiave”.
L’avvocata di Ahed Tamimi ha dichiarato alla rivista israeliana online +972: “Non è un tribunale israeliano civile, ma un tribunale militare, nel quale il giudice indossa la stessa divisa dell’accusa”.