Sayid Akbar Agha è un anziano mujaheddin, originario di Kandahar. Fratello d’armi del Mullah Omar nella guerra contro l’Urss negli anni Ottanta, rimane al suo fianco combattendo fra le file del movimento talebano durante la guerra civile che porta alla fondazione del primo Emirato nel 1996. Con il leader talebano c’è un legame profondo, sancito dal matrimonio tra i rispettivi figli. Riprende le armi contro gli Stati Uniti nel 2001 fino a quando viene arrestato in Pakistan nel 2004. Graziato da Karzai nel 2014, rinuncia alle armi per dedicarsi alla preghiera. È una delle personalità più influenti del mondo talebano, a cui i membri del governo ancora oggi si rivolgono. Lo incontriamo nel cortile della sua fondazione dove distribuisce farina, riso e olio alle famiglie indigente.
“Il primo e più importante successo dell’Emirato islamico è stato l’espulsione degli stranieri dall’Afghanistan perché l’obiettivo del nostro jihad era porre fine all’occupazione. Il secondo è stato deporre il governo che era a favore dell’occupazione degli stranieri. Un altro successo ancora riguarda la sicurezza, che nel precedente governo ha raggiunto il punto più basso”.
“Il problema della povertà non è causato dall’Emirato Islamico. I responsabili sono gli stranieri, per diversi motivi. Il primo è che hanno bloccato i soldi dell’Afghanistan. Il secondo è che si rifiutano di riconoscere il nostro governo, un fatto che genera sfiducia in chi volesse investire in Afghanistan”.
“I talebani sono gli stessi di vent’anni fa, non ci sono differenze. Naturalmente ci sono stati dei cambiamenti nella vita di tutti: siamo nell’era della tecnologia e la società afghana è diversa. I talebani sono nati negli anni Novanta ma oggi sono sempre gli stessi, è cambiato solo il contesto”.
“In Afghanistan c’è stata un’occupazione. Gli stranieri non sono venuti per aiutare ma solo per imporre il loro dominio. Sono venuti con il pretesto di distruggere i terroristi ma questa è una bugia. Tutte le persone che sono morte in questi anni erano afghani che non c’entravano nulla con il terrorismo. Dicevano poi che avrebbero portato la democrazia in Afghanistan. Il popolo afghano ha questa immagine della democrazia: guerra, furto, corruzione, concussione. Noi vediamo ancora gli europei e gli americani come invasori, il cui obiettivo è solo sottomettere il popolo afghano”.
Leggi anche: Crisi e oscurantismo: ecco come si vive in Afghanistan a un anno dal ritorno dei talebani