Afghanistan: chi è Baradar, il nuovo leader dei talebani
Sono ore di grandi stravolgimenti in Afghanistan, dopo la vittoria militare dei talebani che hanno preso il potere nel Paese. A guidare il ritorno della teocrazia e dell’Emirato islamico, nuovamente proclamato dopo vent’anni, dovrebbe essere Abdul Ghani Baradar. L’uomo era stato rilasciato tre anni fa da un carcere pakistano su espressa richiesta degli Stati Uniti, che nel 2010 l’avevano fatto catturare a Karachi. Baradar, considerato il leader politico dei talebani, ha firmato gli accordi di Doha con gli Usa nel febbraio 2020, che sancivano il ritiro delle truppe americane dal Paese in cambio di garanzie di sicurezza da parte dei militanti.
Baradar è l’uomo incontrato dall’ex segretario di Stato Mike Pompeo e che adesso dovrebbe guidare la transizione dell’Afghanistan, mentre il Paese è piombato nel caos. L’aeroporto di Kabul è stato preso in assalto dai civili in fuga, con addirittura alcune persone che si sono aggrappate disperatamente agli aerei pur di sfuggire ai talebani, come testimoniano dei video raccapriccianti che hanno fatto il giro del mondo.
Liberato per negoziare la transizione con l’ormai ex governo di Ashraf Ghani, Baradar è riuscito di fatto a congelare i colloqui di pace a Doha fino al giorno del vittorioso ritorno in armi a Kabul degli “studenti coranici” e adesso è pronto a coglierne i frutti. Il suo ritorno in patria, dopo un ventennio d’esilio, gli restituisce un ruolo di guida sul campo, dopo essere stato il capo politico nelle trattative con le grandi potenze internazionali. Diventa così il candidato più papabile come presidente del nuovo governo ad interim afghano.
Abdul Ghani Baradar – scrive il Corriere della Sera – nasce nella provincia di Uruzgan nel 1968, combatte contro i sovietici negli anni ’90 e, con la cacciata dei russi nel 1992 e la successiva guerra civile, finisce per creare una madrasa (ovvero una scuola in cui si impartivano insegnamenti di religione e diritto islamici) con il suo ex comandante e presunto cognato Mohammad Omar fondando poi il movimento dei talebani che si poneva l’obiettivo di “purificare” il Paese e creare un Emirato. Con l’appoggio dei servizi segreti pachistani, Omar e Baradar nel 1996, spiazzando tutti, riescono a prendere il potere e collezionano una serie di vittorie militari del tutto inaspettate. Quella di Baradar, allora come oggi, è una figura chiave. Nei cinque anni di regime talebano, l’attuale capo politico dei talebani ha avuto ruoli militari e amministrativi mentre, quando l’Emirato è caduto, è diventato viceministro della Difesa.
Anche nei 20 anni di esilio, il 53enne ha mantenuto la leadership del movimento: in Pakistan diventa leader del governo in esilio dei talebani. A fermare la sua inarrestabile avanzata, però, ci pensa la presidenza americana di Barack Obama che, all’epoca dei fatti, spinse Islamabad ad arrestarlo. Con l’arrivo di Donald Trump tutto cambia: l’inviato di Trump, Zalmay Khalilzad, chiede al Pakistan di liberarlo così da consentirgli di procedere coi negoziati in Qatar. E Baradar viene rilasciato. Nel febbraio 2020 gli accordi di Doha e poi l’incontro con Pompeo. Ora un’altra pagina di storia, ancora in gran parte tutta da scrivere, con la vittoria militare dei talebani in Afghanistan.
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