L’ambasciata degli Stati Uniti in Afghanistan ha avvertito i cittadini americani di non recarsi all’aeroporto internazionale Hamid Karzai di Kabul a causa di “potenziali minacce alla sicurezza fuori dai cancelli”, nonostante ieri sia il presidente Joe Biden che il Pentagono avessero sottolineato la sicurezza dello scalo.
“A causa di potenziali minacce alla sicurezza fuori dai cancelli dell’aeroporto di Kabul, in questo momento consigliamo ai cittadini statunitensi di evitare di recarsi all’aeroporto e ai cancelli dello scalo, a meno che non si ricevano istruzioni particolari da un rappresentante del governo degli Stati Uniti”, si legge nell’avviso di sicurezza aggiornato dalla rappresentanza diplomatica americana.
L’alert segue l’arrivo in città del co-fondatore dei talebani, il mullah Baradar, recatosi a Kabul da Kandahar per partecipare ai colloqui previsti con altri leader afghani al fine di formare un nuovo governo.
Ieri, nel proprio discorso in diretta televisiva, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva dichiarato di non essere a conoscenza “di problemi che impediscano a cittadini e alleati americani di imbarcarsi sui voli in partenza dall’aeroporto di Kabul”. Poche ore prima, nel corso di una conferenza stampa al Pentagono, il generale dell’esercito Hank Taylor aveva affermato: “L’aeroporto di Kabul è sicuro e da luglio abbiamo già evacuato 18mila persone”.
Il giorno prima, il portavoce del Pentagono, l’ammiraglio John Kirby, aveva ammesso che le autorità militari statunitensi non sono attualmente in grado di quantificare la presenza di cittadini americani nel Paese. Il Dipartimento di Stato di Washington stima che vi siano tra i 5mila e i 10mila statunitensi in Afghanistan, ma non possiede un elenco completo perché gli americani non sono obbligati a comunicare i propri spostamenti al governo in caso di viaggi all’estero in zone pericolose.
La contraddizione tra la Casa bianca e l’ambasciata americana mostra il caos che regna non solo nello scalo della capitale asiatica ma anche tra le cancellerie occidentali, sorprese dal repentino crollo delle istituzioni afghane dopo il ritiro delle truppe straniere. Intanto all’aeroporto di Kabul proseguono nel caos le operazioni di evacuazione dall’Afghanistan, fra tensioni, calca e spari per disperdere la folla. Biden, nel mirino delle critiche e in calo nei sondaggi per come ha gestito la ritirata, ha dichiarato che quello in corso è “il ponte aereo più difficile della storia” e che non può garantirne il buon esito.
Inoltre, secondo un funzionario della Nato citato dall’emittente araba al-Jazeera, quasi 12mila cittadini stranieri e afghani che lavorano per ambasciate e organizzazioni internazionali sono già stati evacuati da Kabul da quando i talebani sono entrati nella capitale.
Dal ritorno dei cosiddetti studenti coranici in città il 15 agosto 2021, la folla riversatasi all’aeroporto è cresciuta sempre di più. Da allora oltre una decina di persone sono morte dentro e fuori lo scalo. Soltanto oggi, secondo la testimonianza di un corrispondente di Sky News sono decedute almeno tre persone nella calca di uomini, donne e bambini che tentano disperatamente di entrare in aeroporto. L’emittente parla di “pandemonio assoluto” e di “almeno tre” corpi senza vita, portati via dai talebani, dimostratisi “molti cooperativi”. Il gruppo, ha detto un portavoce all’agenzia di stampa Reuters, non si ritiene responsabile: “L’Occidente avrebbe potuto elaborare un piano migliore per l’evacuazione”.
“La situazione della sicurezza intorno all’aeroporto di Kabul è peggiorata notevolmente nelle ultime ore”, si legge in una nota del Dipartimento federale degli affari esteri svizzero, che ieri ha dovuto sospendere un volo organizzato nello scalo. “Un gran numero di persone davanti all’aeroporto e talvolta scontri violenti ostacolano l’accesso all’aeroporto”.
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