Donald Trump Jr potrebbe essere accusato da un procuratore federale per il ruolo avuto nella campagna elettorale del padre. Il suo comportamento nel caso Russiagate potrebbe infatti configurare un reato per la legge statunitense. Intanto il presidente degli Stati Uniti cerca di difenderlo, parlandone come di un patriota.
My son Donald did a good job last night. He was open, transparent and innocent. This is the greatest Witch Hunt in political history. Sad!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) July 12, 2017
Martedì 11 luglio Donald Trump Jr., ha scelto di pubblicare le email in cui gli erano state promesse informazioni “sensibili” su Hillary Clinton. Il figlio maggiore del presidente degli Stati Uniti infatti era stato accusato di avere incontrato un’avvocata russa legata al Cremlino durante la campagna elettorale del 2016.
Here's my statement and the full email chain pic.twitter.com/x050r5n5LQ
— Donald Trump Jr. (@DonaldJTrumpJr) July 11, 2017
La signora Veselnitskaya ha negato di aver mai avuto informazioni su Hillary Clinton, di aver mai voluto danneggiare la candidata democratica, di aver trasmesso alcuna informazione rivelante o di avere legami con il Cremlino.
Trump Jr. nella sua intervista al canale televisivo statunitense Fox news, ha dichiarato di non aver informato il padre riguardo l’incontro con la legale russa. Una notizia confermata anche dallo staff del presidente degli Stati Uniti.
La vice segretaria della comunicazione della Casa Bianca, Sarah Huckabee Sanders infatti, ha affermato che il presidente Trump non era a conoscenza dell’incontro avuto dal figlio e che ne ha avuto contezza solo due giorni dopo la pubblicazione della notizia da parte del The New York Times.
Anche il governo russo ha negato di essere a conoscenza dei fatti. “Non sappiamo chi sia la signora Veselnitskaya e, naturalmente, non possiamo tenere traccia delle riunioni di tutti gli avvocati russi, sia all’interno del paese che all’estero”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.
Le e-mail pubblicate da Trump Jr. potrebbero rappresentare materiale probatorio per il consigliere speciale Robert Mueller, incaricato di indagare sul caso Russiagate, per dimostrare una eventuale collusione tra lo staff della campagna elettorale di Donald Trump e il governo russo durante le elezioni presidenziali del 2016.
Obviously I'm the first person on a campaign to ever take a meeting to hear info about an opponent… went nowhere but had to listen. https://t.co/ccUjL1KDEa
— Donald Trump Jr. (@DonaldJTrumpJr) July 10, 2017
Nonostante lo stesso figlio del presidente abbia inizialmente sostenuto che non ci fosse nulla di male in quell’incontro e che comunque nulla di rilevante fosse saltato fuori da quella riunione, ha poi anche confessato di essersene pentito. “Se potessi tornare indietro, probabilmente farei le cose un po’ diversamente”, ha detto Trump Jr. nella sua intervista a Fox news. “Per me, queste erano solo ricerche su un avversario”.
La collusione in sé non è un crimine per il codice penale statunitense, per cui i procuratori federali starebbero verificando se il comportamento di Donald Trump Jr. abbia violato una legge specifica.
Alan Futerfas, l’avvocato di Trump Jr., non ha voluto commentare al momento. Anche il portavoce del consigliere speciale Robert Mueller ha rifiutato di rilasciare dichiarazioni a riguardo.
La norma che potrebbe entrare in gioco in questo caso è la legge federale statunitense sui finanziamenti elettorali che vieta a un cittadino straniero di contribuire a una campagna politica statunitense. La legge impedisce anche ai candidati e al loro staff di sollecitare tali contributi.
Secondo Paul Seamus Ryan, avvocato dello studio legale statunitense Common Cause, un contributo non deve essere necessariamente di natura monetaria. All’agenzia di stampa Reuters, Ryan ha dichiarato che la risposta entusiasta di Trump Jr. all’offerta di informazioni da parte del contatto russo di Goldstone e in particolare la sua proposta di risentirsi telefonicamente con l’uomo la settimana successiva costituirebbero una sollecitazione, vietata appunto dalla legge federale statunitense sui finanziamenti elettorali.
Un’altra norma che potrebbe entrare in gioco in questo caso è il General conspiracy statute che punisce la cospirazione per commettere un crimine contro gli Stati Uniti. Se infatti Trump Jr. avesse cercato di aiutare i russi a violare la rete informatica del Comitato nazionale democratico, allora questo potrebbe configurarsi come un atto di complicità nel commettere un crimine. Al momento, non esiste alcuna prova che il figlio del presidente degli Stati Uniti abbia fatto una cosa del genere.
Andrew Wright, professore di diritto penale alla Savannah Law School e che ha lavorato come consigliere associato dell’ex presidente Barack Obama, sostiene che se Trump Jr. avesse accettato di incontrare qualcuno per discutere di un atto illegale, questo fatto sarebbe sufficiente per accusarlo di cospirazione.
“È uno strumento molto potente”, ha dichiarato Wright all’agenzia Reuters riferendosi al General conspiracy statute.