La Commissione europea ha tenuto un vertice domenica 25 ottobre per trovare soluzioni riguardo all’emergenza migranti nella zona dei Balcani. Durante il summit, a cui hanno partecipato anche Macedonia e Serbia, gli otto Paesi dell’Unione europea presenti – Austria, Bulgaria, Croazia, Germania, Grecia, Ungheria, Romania e Slovenia – hanno stabilito la creazione di 100mila nuovi posti destinati all’accoglienza da parte di Grecia e dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), grazie agli aiuti economici forniti dall’Unione europea.
Unhcr garantirà 50mila posti-letto sulla rotta dei Balcani, oltre a quelli che già mette a disposizione altrove per i migranti, mentre la Grecia si impegnerà a dare ospitalità a 30mila nuovi migranti entro la fine dell’anno, e a ulteriori 20mila grazie al sostegno di Unhcr.
L’annuncio è arrivato dopo la mezzanotte dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, che ha precisato che soltanto i migranti che si registreranno regolarmente potranno usufruire degli aiuti. Il nuovo programma è costituito da 17 punti che regolano la gestione dei migranti operata in sinergia tra Europa e Balcani.
I Paesi coinvolti dovranno scambiarsi precise informazioni sui flussi della tratta balcanica, scoraggiare il movimento non regolamentato di migranti e profughi, fornire acqua, cibo, assistenza sanitaria e rifugio. I controlli delle frontiere esterne all’eurozona verranno aumentati e le autorità croate dovranno iniziare a registrare i migranti tramite la raccolta delle impronte digitali. Le frontiere tra Grecia e Albania, e Macedonia e Grecia, verranno monitorate ancora più attentamente. L’agenzia Frontex inizierà un pattugliamento massiccio della costa dei Balcani. Soltanto ai profughi sarà garantito il diritto di asilo, mentre gli altri migranti dovranno essere rimpatriati.
La cancelliera Angela Merkel, che aveva fortemente spinto per un incontro specifico riguardo alla situazione balcanica, si è detta soddisfatta dei risultati ottenuti, ma ha precisato che si tratta solo di un primo passo e ne dovranno seguire altri per arrivare a normalizzare la situazione.
Il primo ministro sloveno Miro Cerar ha invece ricordato che senza azioni concrete, la crisi dei migranti farà crollare la stabilità dell’Unione europea. La Slovenia, un Paese di 2 milioni di abitanti, negli scorsi giorni ha visto l’arrivo di oltre 60mila migranti.