Brexit, i 27 paesi Ue danno il loro endorsement all’accordo
Dopo l’accordo sulla Brexit raggiunto tra Ue e Regno Unito il 17 ottobre, anche il Consiglio europeo si è espresso: la discussione dei 27 leader Ue sulla Brexit è finita con l’adozione delle conclusioni circolate, in cui i capi di Stato e di governo danno il loro endorsement all’accordo raggiunto ed “approvano” la dichiarazione politica sulle relazioni future.
Nella nota conclusiva del Consiglio Ue si legge: “Il Consiglio europeo dà il suo endorsement all’accordo di recesso della Gran Bretagna e dell’Irlanda del Nord dalla comunità dell’Euratom. Su questa base, il Consiglio europeo invita la Commissione, il Parlamento europeo ed il Consiglio a fare i passi necessari ad assicurare che l’accordo possa entrare in vigore il primo novembre 2019, in modo tale da garantire un ritiro ordinato”.
Accordo sulla Brexit, cosa succede ora
Adesso spetta al Parlamento di Westminster dare l’ok alla nuova bozza di accordo sulla Brexit prodotta dai negoziatori di Bruxelles e da Downing Street con il voto previsto per sabato 19 ottobre.
Prima del voto il governo di Boris Johnson intende presentare palla Camera dei Comuni britannica una mozione in cui chiedere ai deputati di votare “o per il deal” raggiunto oggi sulla Brexit con Bruxelles per “un no deal”. Lo ha annunciato oggi il ministro dei Rapporti col Parlamento, Jacob Rees-Mogg in aula, precisando che il voto sarà preceduto da uno statement del primo ministro e da un dibattito. La formulazione della mozione è però contestata dalle opposizioni, che vogliono far valere a legge anti-no deal.
Accordo sulla Brexit, le previsioni
Per gli osservatori c’è il 50 per cento di possibilità che l’accordo passi anche se da più parti si moltiplicano gli appelli nei confronti dei parlamentari Tory euroscettici, chiamati ad approvarlo in nome del fatto che “il backstop anti-democratico” è stato eliminato. Così, ha sottolineato ad esempio il leader della Camera dei Comuni Jacob Rees-Mogg, la Gran Bretagna “sarà libera dall’Ue”.
Un richiamo rivolto in particolare ai deputati di Eurosceptic European Research Group (Erg), che in passato hanno guidato la rivolta contro l’accordo raggiunto da Theresa May, contribuendo al suo fallimento e che ora potrebbero aiutare Johnson a far passare il nuovo accordo in Parlamento.