Amanda Hess, giornalista di Slate, ha riportato sul suo blog i dati di un sondaggio online che ha chiesto a 875 giornaliste di tutto il mondo dettagli su ciò che succede loro sul posto di lavoro.
Lo studio, condotto dalla International Women’s Media Foundation e dall’International News Safety Institute, mostra che il 64 per cento delle giornaliste ha subito intimidazioni, minacce o abusi in ufficio o mentre lavoravano sul campo. Il 46 per cento ha dichiarato di aver subito molestie sessuali sul posto di lavoro, inclusi “commenti indesiderati sul modo di vestire e sull’aspetto fisico”.
Per i lavoratori del settore questi dati non sono una novità. Gli abusi sessuali sulle donne sono diffusi e conosciuti da tutti, ma tenuti in segreto.
La maggior parte delle molestie riportate nel sondaggio non vengono denunciate ai datori di lavoro perchè spesso sono i datori stessi a perpetrarle. E, in percentuale minore, altri colleghi giornalisti, così come ufficiali di governo o membri dei corpi di polizia.
“Nella maggior parte dei casi di violenza sessuale sono coinvolti gli uomini con cui lavoriamo”, scrive Amanda Hess.
Le giornaliste non vogliono subire molestie sul luogo di lavoro, ma non le denunciano perchè non vogliono nemmeno perdere il lavoro. Ne parlano tra loro, si scambiano consigli su blog anonimi o per mail per evitare di lavorare con chi è conosciuto come più violento o molesto. Eppure questo compromette la loro carriera e limita i loro sbocchi professionali, perchè sono poche le possibilità di lavorare per chi non si vuole imbattere in questi uomini.