Lo scorso 20 febbraio, un attacco aereo russo nella città siriana di Ma’arat al-Naasan ha portato alla morte di Abdul Nasser Haj Hamdan, un fotografo che lavora per il Media Office a Binnish.
“Gli attacchi missilistici indiscriminati causano inevitabilmente vittime civili, comprese quelle di giornalisti che documentano il conflitto”, ha dichiarato Ignacio Miguel Delgado, rappresentante del Comitato per la protezione dei giornalisti in Medio Oriente e Nord Africa. “I militari russi e siriani devono prendere serie misure per garantire che coloro che uccidono giornalisti e altri civili, in violazione del diritto internazionale, siano ritenuti responsabili”, ha aggiunto.
Un aereo da combattimento russo ha lanciato un missile contro Ma’arat al-Naasan, una città a 4,6 miglia a nord-est di Idlib, che è esploso vicino ad Hamdan ferendolo gravemente. Il fotografo “è stato immediatamente trasferito all’ospedale di Idlib, dove ha subito un intervento chirurgico per fermare l’emorragia interna ed è stato messo in terapia intensiva per quattro ore, al termine delle quali è morto a causa di gravi emorragie”, ha raccontato il suo collega.
Lo stesso giorno, ma in un altro incidente, due fotografi siriani, Ahmad Mohammad Rahal e Ibrahim Muhammad al-Darwish, sono rimasti feriti in un attacco aereo nel villaggio di Qmenas, a sei chilometri a sud-est di Idlib. Secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti, sono 134 i giornalisti uccisi in Siria dall’inizio delle rivolte nel 2011.
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