Il 20 gennaio del 2016 compie 70 anni David Lynch, uno dei più
originali e riconoscibili registi del cinema statunitense contemporaneo, noto
per i suoi film ricchi di atmosfere oniriche e disturbanti, nonché per aver
portato sul piccolo schermo uno dei più grandi successi della serialità
televisiva anni Novanta, Twin Peaks.
Nel corso della sua carriera Lynch è riuscito nella non facile
impresa di trasferire su celluloide i suoi incubi e le sue ossessioni, dando
vita a uno stile molto riconoscibile che, come per Fellini e pochi altri prima
di lui, ha fatto sì che il suo nome diventasse un aggettivo, quel lynchiano che indica tutte quelle atmosfere disturbanti, oniriche e innaturali che si
ritrovano nei suoi film.
Il suo primo lungometraggio, Eraserhead, del 1977, divenne un piccolo cult negli spettacoli notturni dei cinema di Los Angeles, ma già col
secondo film, The Elephant Man, ebbe
l’occasione di essere candidato all’Oscar come miglior regista e di lavorare al
fianco di grandi attori come Anthony Hopkins e John Hurt.
Da quel momento in
poi, sono stati molti i film che hanno segnato l’immaginario degli spettatori
con un misto di devianza e mistero, incubi e follia: Velluto blu, Cuore selvaggio,
Mulholland Drive, ma anche pellicole
ricche di umanità e dolcezza come Una
storia vera, del 1999.
Non bisogna dimenticare, oltre al suo lavoro nel cinema, il
grande successo di Twin Peaks, serie
televisiva andata in onda all’inizio degli anni Novanta che tolse il sonno a
milioni di spettatori interessati a scoprire l’assassino della liceale Laura
Palmer. Proprio questa serie dovrebbe essere il suo prossimo progetto, visto il
recente annuncio secondo cui la storia tornerà sul piccolo schermo nel 2017,
con nuovi episodi scritti e diretti dallo stesso Lynch a distanza di
venticinque anni dalla messa in onda dell’ultima puntata.