Vi ricordate i 43 studenti scomparsi nel nulla in Messico? Dopo 5 anni si riaccende la speranza della verità
Sono passati cinque anni esatti da quella piovosa notte e ancora non si sa cosa sia realmente successo ai 43 studenti della scuola di Ayotzinapa, in Messico, i quali furono attaccati e successivamente fatti scomparire a Iguala, nello stato di Guerrero, tra il 26 e il 27 settembre del 2014. Negli scorsi anni si credeva che ormai il caso fosse chiuso, o almeno secondo l’opinione del governo, il quale, attraverso ciò che è stata definita la “Verità storica”, aveva etichettato i 43 desaparecidos come vittime del narcotraffico locale.
Tutto ciò fu confutato quando un gruppo d’investigatori internazionali, chiamato Gruppo Interdisciplinare di esperti indipendenti (GIEI), fu incaricato dalla Commissione Interamericana dei diritti umani della OAS (Organizzazione degli Stati Americani) per andare a fondo della questione. Il gruppo, pezzo dopo pezzo, arrivò a demolire nella sua integrità ciò che gli inquirenti messicani avevano scoperto o che, a detta dell’opinione pubblica, avevano preteso di aver scoperto.
Secondo ciò che rivelarono gli investigatori indipendenti, gli studenti non erano stati affatto uccisi e poi bruciati, fino a diventare cenere, in una discarica a cielo aperto. Le prove dimostravano l’impossibilità di tutto ciò: troppi i corpi, troppo poco il tempo, specie in uno spazio così aperto e, per lo più, sotto una pioggia battente. Ridurre 43 corpi in cenere (che poi furono pretenziosamente “buttati” in un fiumiciattolo) era fisicamente impossibile.
Dopo cinque anni, ancora non si sa se i 43 studenti della Scuola Normale di Ayotzinapa siano vivi oppure morti. I genitori dei desaparecidos credono siano ancora vivi, tenuti magari prigionieri da qualche parte, ma con il passare degli anni, la convinzione generale che siano stati uccisi è cresciuta sempre più. Eppure, il motto che si può ascoltare nelle decine di proteste che sono state organizzate nel corso degli anni in tutto il Messico è ben chiaro: “Vivi o morti, li rivogliamo indietro”. L’ipotesi degli investigatori più accreditata è che gli studenti, i quali avevano sequestrato cinque autobus per partecipare a una manifestazione, si fossero trovati semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Per la precisione, si suppone che una parte degli studenti avesse dirottato involontariamente un autobus che stava trasportando cocaina da Iguala a Chicago, negli Stati Uniti, lungo quella che è chiamata “La via della droga”. Una strada di migliaia di chilometri che unisce il contrabbando fra i due paesi, direttamente dal produttore fino al punto di smercio che fa arrivare la cocaina in tutto il paese nordamericano. Ciò portò a una reazione feroce da parte della polizia e dei militari locali, i quali si scoprì che avevano stretti legami con il narcotraffico della zona. Il carico era troppo importante e, mentre 4 autobus furono attaccati a colpi di arma da fuoco, causando persino la morte di alcuni studenti, l’ultimo autobus fu fatto scomparire, senza che agli studenti a bordo venisse torto un capello e senza che nessuno sapesse che fine abbia fatto il mezzo.
I 43 studenti in Messico erano parte dei sopravvissuti agli attacchi, quelli che non erano riusciti a scappare via, e che furono portati via dalla polizia. Da quel momento in poi, della loro vera sorte, non si sa più niente. Per quasi cinque anni, l’investigazione è rimasta impanata fra la burocrazia, la corruzione che attanaglia il Messico e un vago tentativo del governo di occultare i fatti. Tuttavia, da quando il nuovo governo di Andrés Manuel Lopez Obrador è entrato in carica, le cose sono cambiate profondamente. In totale opposizione al governo precedente, Obrador ha dichiarato che il Messico non accetterà più la versione ufficiale degli eventi e che, al contrario, continuerà a cercare la verità, affinché si possano ritrovare i 43.
Una nuova investigazione, che ripartirà da zero, un procuratore speciale espressamente incaricato di seguire il caso e risorse praticamente infinite sono la nuova faccia dell’amministrazione Obrador, il quale ha affermato, nel quinto anniversario del 26 settembre, di essere ottimista e che presto potrà dare buone notizie ai genitori degli studenti. Il nuovo governo messicano ha iniziato a offrire ricompense in cambio d’informazioni e ha detto che citerà in giudizio i funzionari e le autorità che erano in carica nel 2014. Anche l’ex presidente Enrique Peña Nieto potrebbe essere convocato, ha dichiarato il procuratore speciale Omar Gómez Trejo, che detto: “Nessuno è al di sopra della legge”.
Senza contare che, mentre la verità storica affermava che gli studenti erano in combutta con i trafficanti di droga ed è per questa ragione che furono uccisi, le autorità hanno recentemente rivelato che, dopo l’analisi di milioni di dati di telefoni cellulari, nessuno degli studenti di Ayotzinapa ha avuto mai contatti, neanche il più piccolo, con un qualsiasi gruppo criminale della zona. Questo nuovo atteggiamento del governo segna sicuramente un cambiamento rispetto al passato, afferma Martha Singer Sochet, professore di scienze politiche all’Università Nazionale Autonoma del Messico: “La volontà è quella di restaurare la fiducia delle persone nel governo, affinché il potere dimostri di essere responsabile e che risponda alle richieste della società. In questo caso, una profonda richiesta di giustizia. Tutto ciò per dimostrare l’impegno del governo a impedire che simili fatti non accadano mai più”.
Secondo la professoressa, trovare gli studenti rappresenterebbe un simbolo molto forte per il Messico e, a detta di Sochet, si deve questa svolta nella maniera di vedere il caso Ayotzinapa soprattutto grazie ai genitori dei 43 studenti scomparsi in Messico, che in 5 anni hanno combattuto incessantemente affinché i loro figli non venissero dimenticati, senza mai arrendersi o demordere. Inoltre, secondo Sochet, il caso Ayotzinapa ha già portato a un grande cambiamento in Messico.
“Ayotzinapa ha aperto una profonda ferita nella società e la vittoria di Obrador alle elezioni è dovuta, in buona parte, anche ai fatti di cinque anni fa e alle successive azioni del governo di Peña Nieto, che hanno spinto molte persone a chiedere un cambio netto con un passato fatto di corruzione e strette relazioni con i cartelli del narcotraffico”. Il governo di Obrador ha riconosciuto, al contrario dell’amministrazione precedente, come credibili le rivelazioni del GIEI, e per questo motivo recupererà il lavoro degli investigatori internazionali, come base per poter riaprire le indagini. Anzi, ha aperto le porte a qualsiasi nuova investigazione internazionale e non è da escludere che il GIEI possa tornare in Messico.
Carlos Beristain, medico spagnolo che ha fatto parte del GIEI, fino a quando il governo Nieto non cacciò il gruppo dal paese, commenta il nuovo atteggiamento delle autorità messicane: “Come lo abbiamo affermato quando uscimmo dal paese, il caso si può risolvere. Certo, il tempo trascorso rende le cose più difficili, la liberazione di alcuni presunti colpevoli non facilita le cose, però il caso adesso si può risolvere. Ci sono linee d’investigazione che non si sono seguite, linee che si seguirono parzialmente, e ci sono molte cose che si possono fare, che potrebbero rivelare tante verità occulte. Bisognerà anche investigare chi contribuì alla costruzione della “verità storica” e alla manipolazione di certe prove e l’occultamento di altre.
Da queste azioni potrebbe finalmente emergere la verità, la quale porterebbe alla scoperta del destino di questi ragazzi”. In effetti, dicono gli investigatori, le indagini sono state afflitte da irregolarità e molti degli arresti degli indagati sono stati fatti in maniera illegale. Tanto più, per ottenere le confessioni, molti sospettati sono stati torturati. Il presidente Obrador ha affermato, mercoledì 26 settembre, che si incontrerà ogni due mesi con i genitori degli studenti scomparsi, affinché il caso non perda forza e affinché possa seguire lo sviluppo delle indagini personalmente.
Tuttavia, come hanno affermato diversi genitori, fra cui Hilda Ledigeno, madre di uno degli scomparsi, anche il nuovo governo non starebbe lavorando con la velocità e l’efficienza che ci si aspettava. “Abbiamo lavorato con il governo negli ultimi sette mesi e abbiamo potuto notare che non tutte le parti si stanno muovendo di pari passo, nonostante ci siano i buoni propositi da parte del presidente e il suo gabinetto.”
Dei 142 arrestati nel caso Ayotzinapa, principalmente membri della polizia municipale di Iguala e presunti associati del gruppo fuorilegge Guerreros Unidos, 77 sono già stati rilasciati. Tra questi, il presunto trafficante di droga Gildardo López Astudillo, uno dei principali indiziati e possibile chiave per sapere dove si trovino gli studenti, indica l’indagine. Tuttavia, il presidente López Obrador ha affermato che la liberazione di Astudillo da parte della corte di giustizia messicana è molto grave e che presenterà, al più presto possibile, un reclamo alle autorità giudiziarie per ottenere una nuova incarcerazione. Il prossimo anno potrebbe essere decisivo per scoprire la verità sul caso Ayotzinapa. Come ha affermato Beristain: “O adesso, o mai più.”
• La storia dei 43 studenti scomparsi in Messico nel 2014 e di cui si sa ancora troppo poco
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