Il 21 dicembre 2017 Emmanuel Macron compie 40 anni.
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Un compleanno particolarmente fortunato per il presidente della Francia che, poco più di 12 mesi fa, muoveva i primi passi da candidato all’Eliseo con il suo movimento politico En Marche.
A pochi mesi dall’insediamento, infatti, Macron gode ancora di buona popolarità: merito dell’economia e della fiducia dei consumatori in crescita, oltre al sostanziale disordine in cui versano i partiti d’opposizione.
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Prima delle elezioni di maggio 2017 erano poche le persone a credere nelle chance del giovane ex ministro dell’Economia, arrivato al voto senza alcuna affiliazione politica.
Tuttavia, oggi Emmanuel Macron è considerato il leader più stabile e affidabile del mondo occidentale.
Una posizione di primo piano resa possibile anche dalla fase di crisi che al giorno d’oggi accomuna quasi tutti i suoi colleghi più illustri: la cancelliera tedesca Angela Merkel è ancora impantanata nelle trattative per la formazione di una coalizione di governo; la premier britannica Theresa May lotta per il successo della Brexit mentre tenta di tenere insieme il suo debole governo; il presidente statunitense Donald Trump è troppo imprevedibile per rappresentare una sicurezza.
Solo nelle ultime settimane, invece, Emmanuel Macron si è candidato alla guida della battaglia mondiale per il clima e ha incontrato leader africani e mediorientali per contrastare il fondamentalismo islamico nel Sahel, una regione dell’Africa sub-sahariana.
Oltre a tutto questo, ha fatto da mediatore tra Libano e Arabia Saudita per il rientro del primo ministro Saad Hariri a Beirut e ha trovato un posto in prima linea nel confronto con il premier israeliano Benjamin Netanyahu in merito al dibattuto status di Gerusalemme.
Nel gennaio 2018 trascorrerà quattro giorni in visita ufficiale in Cina. Tra i suoi impegni futuri anche un incontro con le autorità iraniane a Teheran, dove nessun presidente francese ha messo piede dai tempi di Georges Pompidou nel 1971. Ben sei anni prima della nascita di Macron.
In Europa l’inquilino dell’Eliseo è ormai il più acceso sostenitore del progetto comunitario e l’ultimo bastione contro l’ondata populista che proprio a causa della sua storica vittoria alle elezioni di maggio ha conosciuto una fase di rallentamento.
Tuttavia, in patria Macron è stato spesso criticato per la tendenza a usare un linguaggio sprezzante e a tratti persino denigratorio nei confronti dei suoi avversari.
Un atteggiamento troppo arrogante secondo i suoi oppositori e i sindacati, che per i suoi interventi in campo economico e il passato come funzionario presso la banca d’affari Rotschild & Co. lo hanno soprannominato “il presidente dei ricchi”.
L’eccessiva sicurezza nei propri mezzi potrebbe quindi rivelarsi un’arma a doppio taglio per il neo quarantenne presidente francese, che non può sperare ancora a lungo nella confusione e carenza di leadership degli altri partiti.
Solo poche settimane fa, il 42enne Laurent Wauquiez è stato eletto presidente dei repubblicani.
Una prima mossa verso un rinnovamento e un ringiovanimento della classe dirigente del partito che vuole sfidare Emmanuel Macron sul suo stesso campo.
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